“Quando la soluzione è semplice, è Dio che sta rispondendo”.
(Albert Einstein)
Hai presente quelle volte in cui la mente parte in automatico a scannerizzare ciò che non funziona?
Senza tralasciare nemmeno i più insignificanti dettagli e animata dal desiderio di redigere un elenco più che dettagliato, prende in considerazione ogni volta in cui gli eventi esterni non sono stati all’altezza di ciò che lei credeva essere la migliore tra le realtà possibili, dimenticandosi – opportunamente – di ringraziare per tutto quello che, spesso senza aver chiesto, riceviamo.
La consapevolezza di abbondanza e la gratitudine non sono da intendersi come un ottimistico tentativo di coltivare il pensiero positivo ad ogni costo (suggerisco, a questo proposito, un bel film danese “Le mele di Adamo”): si tratta piuttosto, di ri-educarci all’osservazione di ciò che diamo per scontato e di fare un intenso ed incessante lavoro su noi stessi, sino ad accorgerci dei circuiti abituali che la mente seleziona e percorre, per sostituire quelli che alimentano la situazione da cui vogliamo uscire con nuove strade, magari ancora da costruire, ma di certo più costruttive.
All’inizio il processo è tutt’altro che automatico e serve fare ricorso alla parte di noi stessi che vigila, come un testimone sempre cosciente di ciò a cui pensiamo e delle emozioni connesse ai propri pensieri.
Ma, via via che i vantaggi del cambio di prospettiva si fanno evidenti e che le sincronicità iniziano a baciare non solo la nostra fronte, ma anche il portafogli, la carriera, le relazioni, allora le resistenze si sciolgono e i piccoli, incerti, passi verso il cambiamento, si trasformano in una corsa a ritmo sostenuto!
Come fare, allora, per traghettare verso uno stile di vita “wholeness” (ossia, fondato su fiducia, consapevolezza, capacità attrattiva, sincronicità, ecc..)?
Con una buona dose di impegno, con determinazione, con il supporto di libri, video, corsi, persone, e con il volontario abbandono del primo pensiero di lamentela in favore di un nuovo, deliberato, approccio alla vita.
Con la consapevolezza che ogni viaggio inizia dalla scelta di partire, prima ancora che dal mettersi in cammino.
E con l’altrettanta importante presa di coscienza che questa trasformazione ci conduce dall’avere una mentalità che si focalizza sui problemi ed è poi costretta a cercare soluzini, all’essere noi stessi testimonial di benessere, tanto che il solo starci vicino porta gli altri a star bene e a voler intraprendere, essi stessi, il viaggio alla scoperta di sè.
Con affetto e gioia,
Valeria