Ti chiedo scusa per tutte le vite precedenti in cui non ti ho mai incontrato.
(Fabrizio Caramagna)
Smettere di esistere come via per permettere all’altro di esserci, nella sua libertà.
Non stiamo parlano di annullare se stessi, ovviamente, piuttosto di darci la possibilità di esserci in modo nuovo e, così facendo, coltivare un processo di perenne auto-rinnovamento.
Fino a quando continuiamo a guardare l’altro (le sue azioni, le sue parole, i suoi gesti) sulla base delle nostre categorie, infatti, ci siamo noi.
Sempre e solo noi.
Quando una frase ci ferisce, ci siamo noi.
Quando gioiamo per qualcosa, ci siamo noi.
Quando interpretiamo un comportamento, ci siamo noi.
Le nostre categorie mentali sono tali e tante che vanno a definire un mondo fatto di precise regole, significati,valori.
E, poiché la realtà esterna è lo specchio del nostro universo interiore,l’altro risponderà sulla base dell’immagine mentale che abbiamo costruito di lui.
Ma, fino a quando non proviamo a fare spazio e a realizzare che ciò che dal nostro punto di vista ha un significato, può voler dire qualcosa di totalmente diverso per l’altro, ecco che continuiamo ad esistere sempre e solo noi.
Fare spazio, dunque, senza annullarsi, significa in primo luogo prendere le distanze dall’interpretazione dei fatti, riconoscere quali sono le storie che la mente si racconta, identificare con esattezza qual è lo scenario del mondo che abbiamo nella nostra mente proprio grazie alle risposte automatiche, istintive, che sopraggiungono davanti ad un evento.
Riconoscere il nostro film è il primo passo per interrompere il meccanismo che ci porta a ritenere gli altri responsabili della nostra infelicità o del nostro benessere.
Significa, poi, incontrare altre visioni del mondo, nelle quali lo stesso fatto assume significato e valore diverso.
Liberarci di noi stessi, dunque, come via per entrare veramente in relazione con il mondo, con gli altri, con la vita, permettendo loro di stupirci e manifestarsi per ciò che sono invece che per ciò che noi crediamo siano.
Lasciare andare i nostri schemi mentali significa dare a noi stessi la possibilità di cambiare, anche radicalmente.
Abbandonare le categorie dell’ego, poi, è la via che permettere al divino di manifestarsi nella nostra vita sotto forma di miracolo, di inedito, di inaspettato.
Nel farlo, probabilmente ci stupiremo di quanto meraviglioso possa essere il mondo una volta che ci siamo liberati dalle ferite, dai condizionamenti, dalle paure e dalle resistenze che ancora ci impediscono di essere veramente, pienamente, autenticamente umani.
A quel punto, l’incontro con l’altro, oltre ad essere autentico, sarà anche libero (perché ripulito dai condizionamenti) e fecondo.
Con gioia, leggerezza e gratitudine per chi ha aperto le porte a queste intuizioni,
Valeria