“Fare un nuovo passo, dire una nuova parola, è ciò che la gente teme di più”.
(Fëdor Dostoevskij)
Siamo sinceri: nessuno si sarebbe aspettato di trovarsi da un giorno all’altro a dover ripensare la propria quotidianità.
Siamo chiamati ad una grande prova, esattamente come gli Eroi dei racconti epici.
Una prova che ha forse poco a che fare con la “guerra al virus” e molto a che vedere con l’introspezione.
La mancanza delle principali fonti di distrazione (cinema, aperitivi, palestre, ecc…) e, in alcuni casi, anche di attività importanti come il lavoro, ci obbligano a fare la conoscenza di qualcuno di cui spesso ignoriamo l’esistenza: noi stessi.
Ed è qui che entra in gioco la componente eroica.
La prima sfida nel viaggio dell’eroe, infatti, è quella dell’incontro con se stesso. Più precisamente: con l’immagine non idealizzata che abbiamo di noi.
Come posti davanti ad uno specchio che riflette luci ed ombre della nostra personalità, l’isolamento e l’anomalia della situazione finiscono per amplificare ciò che siamo e per portare alla luce fragilità e potenzialità.
Ecco allora che intervengono tre parole chiave che possono aiutare l’Eroe a superare la sua prova: resilienza, antifragilità e trasvalutazione.
Se la resilienza può essere definita come la capacità di restare integri nonostante le difficoltà e di restare fedeli al nostro scopo fondamentale, l’antifragilità – termine coniato da Taleb nel suo libro “Antifragile. Prosperare nel disordine” – indica invece la capacità di fiorire e di cavalcare così i cambiamenti.
L’antifragilità, quindi, ci conduce un passo oltre la resilienza: non si tratta più di proteggere se stessi, ma di imparare a sfruttare il potenziale negativo rendendolo un’opportunità.
Ci avviciniamo qui al concetto di trasvalutazione, tanto caro al filosofo tedesco F. Nietzsche, ma anche alla prospettiva buddhista.
Trasvalutare significa infatti riappropriarsi della capacità di modificare la nostra prospettiva sugli eventi e riconoscere che ciò che proviamo, la nostra reazione davanti ad un evento è del tutto soggettiva e rivela qualcosa di noi prima ancora che dell’evento stesso.
Secondo step: essere risoluti nel cercare in ciò che accade un’opportunità di crescita.
L’antifragilità e la trasvalutazione, infatti, possono essere considerati come atteggiamenti esistenziali, come attitudini che vanno coltivate e allenate.
Per diventare resilienti, antifragili e trasvalutanti, quindi, dobbiamo prima di tutto prendere una decisione, fare un patto con noi stessi esattamente come l’eroe che accetta la sfida e intraprende il Viaggio e scegliere di utilizzare la vita come palestra.
Come ricorda Alberto Peretti al termine dell’incontro di formazione che ha ispirato questo articolo, infatti, con la pratica saremo infine in grado di trovare proprio nella sconfitta (o nelle strade che si chiudono o nei “no” con cui inevitabilmente dobbiamo fare i conti nella nostra vita), la via per sviluppare abilità che, chiusi nella nostra zona di comfort, non ci sarebbe dato scoprire.
Se abbracciamo questa prospettiva, la situazione di emergenza che stiamo affrontando, dunque, appare come una magnifica opportunità per diventare davvero noi stessi, ossia, per lasciare andare vecchie immagini di noi e dar vita a qualcosa di autenticamente nuovo.
A quel punto, proprio come i fiori di loto, sapremo rendere il fango terreno ideale per manifestare la nostra più profonda bellezza.
Con coraggio e determinazione,
Valeria