Quando lei mi disse “Scegliti”: sull’amore e il rispetto di sè

“Non gettare sugli altri la tua responsabilità; è questo che ti mantiene infelice. Assumiti la piena responsabilità. Ricorda sempre: “Io sono responsabile della mia  vita. Nessun altro lo è. Pertanto, se sono infelice, devo scrutare nella mia consapevolezza: qualcosa in me non va, ecco perché creo infelicità tutt’intorno a me”.

(Osho)

 

La chiamai in lacrime, con la voce interrotta dai singhiozzi, senza la forza di pronunciare una frase – nemmeno una parola – completa.

Seduta sul letto, circondata da fazzoletti, con le unghie che volevano solo entrare nella carne per sostituire il dolore fisico alla sofferenza che provavo.

Annientata, delusa, tradita, umiliata, ferita: avevo toccato il fondo.

Avevo permesso che qualcuno, fuori di me, decidesse quanto valessi e gli avevo permesso di farmi credere che tale valore fosse meno di zero.

Mi sentivo come se ogni mia parola fosse del tutto insignificante. Come sei io fossi insignificante.

Totalmente esclusa da qualsiasi decisione importante, sembrava che l’unica cosa su cui avessi diritto di voto (e di veto) fosse il menù per la cena o la possibilità di decidere se trascorrere la mia giornata (e dico “mia” perchè mi è stato subito chiaro che la mia speranza di trascorrere del tempo insieme alla persona che amavo e di godere della reciproca compagnia era un’esigenza più mia che nostra) in spiaggia o studiando in biblioteca.

E’ stato (forse) a quel punto che ho capito che qualcosa doveva cambiare, che io dovevo cambiare.

E così ho preso il telefono e ho fatto quello che suggerisco quando è chiaro che siamo troppo emotivamente scossi per prenderci sura di noi stessi: ho chiamato una persona a me cara, che, ero certa, mi avrebbe permesso di osservare le cose dalla prospettiva dell’amore di sè e del rispetto per la propria persona invece che da quello di un ego ferito e di una donna che, vittima delle sue stesse ferite, aveva perso la capacità di vedersi per ciò che è.

E’ stato nel mezzo della conversazione, dopo che, come un fiume in piena ho lasciato uscire tutto ciò che sentivo, provavo, pensavo, temevo, speravo, che lei mi ha detto: “Valy, scegliti. Scegli di stare bene, scegli di vivere, di essere fedele a te stessa. Scegliti per come sei e scegli di essere felice. E se dove sei adesso non sei felice: spostati. Nessuno ti tiene ferma dove non vuoi stare se non tu stessa”.

Non era quello che la parte disperata di me voleva sentirsi dire.

Quella Valeria, fragile, vulnerabile, debole, avrebbe voluto sentirsi consolata, rassicurata e molto altro.

Quella Valeria cercava un colpevole, il cattivo della situazione a cui attribuire la responsabilità di quanto successo e del proprio stato emotivo. Era la Valeria che ancora si comportava come una bambina che aspetta qualcuno che la salvi o che la annienti.

Ma la telefonata mi ha riportata alla realtà: mi ha ricordato che a quella situazione c’ero arrivata un giorno alla volta ed ogni volta in cui avevo (IO) lasciato che ciò che per era importante, bello, prezioso, sia di me stessa che della mia vita, passasse in secondo piano.

Non era stato lui a farlo.

Lui aveva soltanto re-agito e cavalcato un meccanismo che io avevo innescato. Non era stato lui a sottrarmi il mio potere o la mia gioia: ero stata io che lo avevo portato fuori da me, che avevo delegato la mia felicità ad un’altra persona.

Oggi capisco e riconosco le volte in cui, per motivi e in tempi diversi, ho agito così e – finalmente – mi rendo conto che il bisogno di amore e di riconoscimento che mi hanno spinta ad agire come una persona “dipendente” e insicura, sono stati all’origine di ogni situazione che mi ha fatta soffrire.

Se guardo le cose in retrospettiva, riconosco in quegli episodi una benedizione: perchè capisco che sta a me e solo, soltanto, a me, essere tanto fedele a me stessa da scegliermi, sempre e comunque, di scegliere di amare e rispettare me stessa a tal punto da saper dire di no, da essere coerente con ciò che sento e che desidero.

Anche a costo di perdere l’altra persona, di lasciarla andare.

Riconosco che questo modo di agire richiede coraggio – un coraggio enorme! Il coraggio di essere se stessi, il coraggio di rischiare che l’altro non ti voglia, il coraggio di restare da soli e proseguire da soli il viaggio.

Ma quando lo fai, quando ci riesci, in quel preciso istante, il Cielo si apre davanti a te e la forza sgorga e l’amore che da sempre ti appartiene e ti avvolge, in quei momenti ti sostiene e ti conduce, ti guida, ti inonda di fiducia, consapevolezza, energia.

Ed è in quei momenti che ricordi che l’altro, proprio quella persona che stavi inseguendo, che avevi posto su un piedistallo inesistente, ti ha scelta ed amata proprio per quella luce che tu stesso hai tentato di offuscare.

Forse la mente o l’io, con le sue dinamiche e le sue paure fa sì che nella coppia l’uno cavalchi le dinamiche dell’altro e, in questi casi, ci si trova ad essere, a seconda della circostanza, vittima o carnefice.

Ma, qualunque ruolo interpreti, non sarai mai veramente te stesso e nemmeno veramente felice in un relazione che si fonda su questi presupposti. L’amore, quello vero, è quello che ti libera dalle catene dell’io e ti restituisce te stesso.

A volte lo fa con la forza della consapevolezza, della riflessione, con la dolcezza di un sentimento che cura e guarisce, altre volte – quando siamo particolarmente sordi al richiamo dell’amore proprio – te lo grida facendoti toccare il fondo.

Non importa quale strada la vita ti presenti: quando accade, scegli te stesso, scegliti e riconosci che, anche e proprio quando ti senti annegare, è sempre la tua anima ad averti condotto lì, così che tu possa ritrovare ciò che hai perso: te stesso, il tuo vero io, il tuo potere, la tua gioia.

Oggi, a distanza di tempo, ringrazio chi mi ha permesso di riconoscere le volte in cui stavo perdendo me stessa e ringrazio chi, con sincerità, forza e onestà, mi ha “sbattuto in faccia” quella verità dalla quale volevo scappare, ovvero, la consapevolezza che siamo sempre i soli responsabili della nostra felicità e che, ogni volta in cui deleghiamo ad altri il compito di renderci ciò che vorremmo essere, stiamo scappando da noi stessi.

Con la speranza che queste parole, che escono da un cuore pieno d’amore, possano essere di aiuto a chi, oggi, vive ciò che ho vissuto quel giorno di sole e pioggia.

Per prenotare una sessione filosofica individuale, anche on line, o per iscriverti al percorso sulle relazioni consapevoli: Valeria

Con gratitudine e affetto,

Valeria