“Quello che m’inebriò quando tornai a Parigi, nel settembre del 1929, fu innanzitutto la mia libertà. La sognavo dall’infanzia… E ora, finalmente, ero libera: ad ogni gesto che compivo, mi meravigliavo della mia leggerezza”.
(Simone de Beauvoir)
In filosofia non c’è giusto o sbagliato.
Lo ripeto spesso all’inizio dei laboratori di Philosophy For Children, premurandomi subito dopo di ricordare che è comunque necessario argomentare il proprio pensiero e giustificare le proprie idee.
Pensandoci, è forse questa una delle differenze più rilevanti tra lo yoga e la filosofia.
Perché, se lo yoga plasma il tuo sguardo rimuovendo sistematicamente l’illusoria percezione della dualità, la filosofia è piuttosto un invito ad esplorare la realtà stessa da diversi punti di vista.
Yoga e meditazione, infatti, scardinano alla base un meccanismo tipico della mente, cioè quello di dividere, catalogare, separare.
E, così facendo, ci riconsegnano ad un’unità che è originaria, costitutiva, della quale, più che parlare, puoi fare esperienza.
Ed è proprio l’esperienza dell’unità e dell‘interconnessione che ti “obbliga”, ad un certo punto, a rivedere le tue azioni.
Più profonda diventa, infatti, questa consapevolezza, più diventa chiaro che nuocere agli altri significa in fondo fare del male a se stessi. E, come un boomerang, ciò che fai, ti ritorna.
Da qui, l’inevitabile scelta del bene.
La filosofia procede diversamente.
Più che indicare una via, infatti, offre la libertà di attraversare la vita, percorrendola con curiosità e spirito avventuriero.
La pluralità di prospettive che il pensiero dei filosofi offre rappresenta allora un diverso sguardo sul mondo.
E non si comprenderebbe l’utilità di studiarli se ci si limitasse alla constatazione che ogni sguardo, così come ogni sapere, è transitorio, parziale, dichiaratamente non esaustivo.
Bisogna dunque fare un salto e riconoscere quanto il decentramento che segue dall’abbracciare, almeno per un po’, la prospettiva dell’altro, sia infine un modo per vivere dapprima un’unica realtà da molteplici prospettive e, poi, tante realtà quante sono le voci che la descrivono.
In questo senso, nella filosofia non c’è alcuna intenzione di direzionare il viaggio.
Cosa che invece fa lo yoga che è, per definizione, il percorso che conduce alla soppressione delle modificazioni mentali.
Yoga e filosofia, dunque, quali cammini diversi e complementari.
L’uno – quello yogico – cammino di liberazione, l’altro – quello filosofico – cammino di libertà.
Vi aspetto allora on line per sperimentarli entrambi: a dicembre, percorso di Introduzione alla Mindfulness e, a febbraio, Pratiche di Libertà. Percorso di Filosofia Trasformativa.
Con gioia e gratitudine,
Valeria