“Se possedete una biblioteca e un giardino, avete tutto ciò che vi serve”.
(Cicerone)
E’ tardi, ma non ho nessuna voglia di dormire.
La giornata è stata ricca di emozioni e voglio godermi ancora per un pò questa sensazione di pienezza che mi porto dalla meditazione del pomeriggio.
Mi metto comoda sul divano: una canotta ed un paio di pantaloncini sono tutto quello che questa calda serata di fine giugno mi permette di sopportare sulla pelle.
Il mio compagno di corso (e di viaggio evolutivo) sembra essersi dimenticato del nostro appuntamento settimanale e, rassegnata, considero ormai persa l’occasione di esercitarmi.
Poi, inaspettata, arriva la chiamata e la consulenza prende il via.
La domanda da cui partiamo riguarda le relazioni: “Come faccio” chiede “a migliorare le relazioni con le persone che amo se, qualche volta, mi sento distante da loro?“.
La prima cosa che faccio è invitarlo a connotare in modo più preciso il termine “distante” e l’immagine che mi viene restituita è quella di un muro.
Immediatamente, il pensiero corre alle barriere che la mente crea tra noi e il mondo esterno, ma anche a quelle forme estreme di ghettizzazione che, nei secoli, gli uomini hanno costruito per stabilire confini e proteggere ciò che ci illudiamo ci appartenga.
Seguendo il suggerimento della logoanalisi, metto tra parentesi le mie interpretazioni e le mie significazioni, per adottare una prospettiva più ampia e così chiedo al mio interlocutore quali sono, a suo parere, le ragioni per cui costruiamo dei muri in una relazione, e in quali casi questi sono funzionali e quando invece non lo sono.
Il passaggio successivo ci permette di passare da un’analisi più strettamente razionale ad un piano analogico in cui le immagini diventano simboli di concetti.
Ciò che propongo, infatti, è di considerare la casa come metafora in cui ogni spazio, ogni muro e ogni elemento di arredo sono la rappresentazione grafica e geografica (o psicogeografica) degli elementi che caratterizzano una relazione felice.
E così l’ampio giardino diventa il luogo del relax e del contatto con se stessi e quello in cui ripulire la relazione dalle forme di inquinamento (come il gossip) che quotidianamente la corrompono.
E la sala giochi riflette la dimensione ludica della coppia, che permette di non prendersi mai troppo sul serio e di portare sempre aria fresca nella relazione.
Arrivati a questo punto, dopo avere riflettuto un pò su queste considerazioni, ritorniamo alla domanda iniziale e individuaimo nella capacità di lasciarsi fluire e nel piacere le due modalità attraverso cui coltivare relazioni sincere, autentiche e profonde.
E, visto che la metafora bucolica piace ad entrambi, la cavalco chiedendogli quali siano i semi da piantare in questo giardino (ammirazione, comunicazione, sogni, simboli, progetti, complicità), quali gli aspetti da annaffiare (la comunicazione) e quali le cose da potare (la gelosia, la vendetta e la tristezza).
Passaggio finale, la valutazione della sessione appena svolta.
Riprendendo i tre elementi precedenti, identifichiamo nella fiducia il seme gettato oggi e nelle scorse consulenze, nella profondità l’aspetto da annaffiare e nel linguaggio l’ostacolo da eliminare.
Immancabile, poi, il compito finale, in questo caso calibrato sulle competenze filosofiche del mio interlocutore.
Partendo dalla posizione di tre diverse tradizioni filosofiche rispetto alla relazione (quella delle scuole ellenistiche con la loro cooncezione di amicizia, quella di Martin Buber sulla relazione con l’altro e quella dell’esistenzialismo startriano con l’idea che l’inferno siano gli altri), il lavoro per i prossimi giorni consiste nel’individuare tre ragioni a sostegno e tre contro ciascuna di queste posizioni.
Soddisfatta per il dialogo, chiudo la sessione con qualche osservazione personale e qualche commento a caldo: incredibile, dico, come in così poco tempo e nonostante la mediazione dello schermo, una comunicazione possa diventare tanto intima e sincera, con pochi filtri e poca necessità di nascondere e nascondersi.
Il rumore della banda in sottofondo mi riporta per qualche istante al Messico, ai suoi colori e al profumo dei fiori, al calore delle persone e all’emozione di un’avventura che spero possa ripetersi.
Anche perchè, stavolta, c’è un motivo in più per tornare.
Con gratitudine e affetto,
Valeria
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