“Ogni uomo è pienamente convinto dell’esistenza della Verità, altrimenti non farebbe alcuna domanda”.
(Charles Sanders Peirce)
Le domande sono, insieme al dialogo, il cuore dei laboratori filosofici.
I più piccoli sono generalmente predisposti a chiedere, interrogare se stessi, gli altri e il mondo. Con loro, spesso, si attiva un processo di progressiva astrazione dal pre-testo così che, incontro dopo incontro, gli interrogativi rispondano sempre di più e in modo sempre più preciso, a reali curiosità.
Questo permetterà, una volta avviato il dialogo, di rendere lo scambio vivace, sentito, ricco di stimoli e con grandi opportunità di apprendimento. Per loro e anche per il facilitatore.
Al contrario, quelle degli adulti sono spesso affermazioni che si concludono con il “punto-di-domanda” e questo rivela una certa difficoltà ad abbandonare davvero il proprio punto di vista per aprirsi al nuovo. Quando questo accade, chi conduce il laboratorio può dedicare alcune sessioni proprio a stimolare l’interrogare radicale, chiedendo ai partecipanti, per esempio, di provare a formulare diverse tipologie di domande, da quelle di comprensione a quelle di riflessione, dalle domande di problematizzazione a quelle più aderenti al testo, da quelle chiuse a quelle che, al contrario, aprono le porte al confronto.
Non esiste, quindi, una formula standard: ogni sessione va preparata, pensata, ipotizzata. E sono proprio la cura e il tempo che il facilitatore dedica alla progettazione che permettono, una volta scesi in campo, di lasciare spazio all’intuizione, alla sensibilità e , ovviamente, alle esigenze della classe o del gruppo.
Anche quando ci si confronta con alunni della stessa età, quindi, è possibile dover ridefinire in corsa obiettivi e metodi, stimoli e strumenti di valutazione. La profondità del dialogo verrà perciò qualche volta sacrificata in favore della promozione di un clima di accettazione e gentilezza o, viceversa, nelle comunità in cui il livello di interazione è già buono, si potrà privilegiare la dimensione filosofica, tanto a livello di contenuto, quanto di processo di pensiero.
Sono dunque diverse le capacità e le competenze richieste al filosofo che voglia proporre i laboratori di pratica con i bambini e, soprattutto, chi conduce deve sempre ricordare che quello dei più piccoli è un pubblico esigente e che ogni cedimento, ogni calo di attenzione, ogni contraddizione o incoerenza, verrà registrata e puntualmente restituita!
Servono preparazione, tempo, esperienza ed una costante e continuativa pratica personale per progettare, costruire e condurre i laboratori.
Ecco perchè, FilosofiaAmica propone, in collaborazione con il CECAPFI Italia, un percorso di formazione articolato in tre moduli della durata di tre mesi ciascuno.
Il corso è rivolto a insegnanti, educatori, filosofi, pedagogisti, genitori e verrà attivato il a settembre 2020 previo colloquio di ammissione.
Per maggiori informazioni: contattami.
Con l’augurio che possiate cogliere al volo questa nuova proposta formativa,
Valeria