“Il dono di imparare a meditare è il dono più grande che puoi dare a te stesso in questa vita”.
(Sogyal Rinpoche)
Al terzo giro del cortile, dopo che avevo già ispezionato ogni filo d’erba e ogni sasso, ho fatto un gran respiro e ho capito che era il momento di fermarsi.
Per tutta la mattina, così come per la giornata precedente, la testa aveva vagato ininterrottamente e il dolore alla schiena che, come una torcia di fuoco aveva reso quasi insopportabile stare seduta in meditazione, sembrava l’effetto di qualche residuo karmico.
Destinato a non volersene andare.
Ma come è possibile che chi è stato qui mi abbia consigliato di venire? Come mai per loro l’esperienza è stata così bella ed io sono qui che cerco una via di fuga? Perché il corpo non collabora e la mente sembra aver dimenticato l’abc della pratica?
Forse – mi sono detta – questa strada non fa per me, forse è meglio andare.
E’ vero che ho preso l’impegno di restare, è vero che ogni volta in cui inizio qualcosa di nuovo sopraggiunge il timore di non essere all’altezza, ma, se sento che questa è la cosa giusta, sono in fondo libera di riprendere le chiavi dell’auto e uscire dal centro.
La possibilità della “libertà” mi ha messa davanti alla responsabilità della scelta: spettava a me e solo a me fare i conti con le motivazioni che mi avevano portata al ritiro di Vipassana e, di nuovo, la storia che avrei scritto, sarebbe dipesa unicamente da me.
Quando ho accettato questa semplice verità, sono come improvvisamente riaffiorate le motivazioni che mi hanno sempre portata verso percorsi di introspezione, conoscenza e crescita personale.
Non per dimostrare qualcosa a qualcuno ero lì, né per mettere alla prova me stessa, ma perché sono consapevole che la meditazione può non essere piacevole, ma si è sempre rivelata la via più diretta ed efficace per guardarmi, scoprire chi sono, osservare fragilità e punti di forza con onestà e senza giudizio.
Non si trattava, dunque, di sperare che il dolore svanisse o che i pensieri si diradassero per magia: il sentiero era piuttosto fare i conti con ciò che avrei trovato, momento dopo momento, ad aspettarmi.
Nulla di diverso da ciò che ci sarebbe stato era l’esperienza giusta: la meditazione è esattamente imparare a stare con la vita e impegnarsi ad “esserci” proprio nel momento in cui una parte di te cerca ogni modo per impedirsi di fermarsi e trova mille diversi modi per distrarsi.
Ora ricordavo. Ora sapevo.
Sapevo perché ero lì, ricordavo gli insegnamenti già ricevuti e piano piano ho potuto assaporare ogni aspetto del corso.
Se anche a te, qualche volta, capita di non sapere se ti trovi sulla strada giusta, il suggerimento è quindi quello di porti questa semplice domanda: “Perché sei qui”? e fare i conti con ciò che la parte più saggia di te risponde.
Vi aspetto per tutta estate con gli appuntamenti di yoga e meditazione all’Isola d’Elba e a Punta Ala.
Con infinita gioia e gratitudine,
Valeria