Perché praticare? Spunti e suggestioni per iniziare a meditare

“Nella mente di un uomo riportato alla disciplina e alla purezza non puoi trovare nulla di marcio, nulla di contaminato, nessuna piaga interna. E la sua vita, quando il fato la coglie, non è incompiuta, come invece si direbbe nel caso di un attore tragico che si congedasse prima di aver concluso e recitato l’intero dramma”.
(Marco Aurelio)

 

Perché praticare?

Perché ritagliarsi spazi e tempi nel corso della giornata da dedicare alla meditazione o a qualunque altra pratica di consapevolezza, dal focusing agli esercizi di counselling?

Praticare, diciamolo, non è sempre facile: spesso subentra la pigrizia o, viceversa, ci sembra che le incombenze quotidiane siano tali e tante che sottrarre tempo alle nostre attività significherebbe essere negligenti.

In alcuni casi ci si sente troppo afflitti o tristi o depressi per trovare lo stimolo ad alzarsi dal letto e sedersi sul tappetino o, viceversa, possiamo essere felici, al top, estremamente performanti: perché, allora, interrompere il flusso e fermarsi?

I motivi per cui non praticare sono insomma molti e tutti plausibili!

Perché, allora, meditare?

Credo che ognuno debba trovare le sue personali motivazioni e rinnovare, ciclicamente, per proprie intenzioni di pratica.

Perché, quando si pratica, qualcosa accade. Sempre.

Non appena ti siedi, non appena ti fermi e ritrovi il contatto con te stesso, qualcosa accade: inizi ad esistere in una modalità diversa.

Il semplice assumere una postura nobile e dignitosa, quella – per capirci – a gambe incrociate e con la schiena dritta, ti pone di fronte all’esistenza con un’attitudine di nobiltà, di forza, di coraggio.

Dalla prospettiva del meditante, la vita smette di sembrare un fardello o un susseguirsi di eventi imprevedibili e ingovernabili, che sfuggono alle nostre possibilità.

Via via che la pratica diventa profonda, infatti, si impara a riconoscere il mondo esterno quale specchio di ciò che, in fondo, siamo.

E, a quel punto, diventa chiaro che, se gli eventi spesso sono comunque fuori dal nostro controllo, a noi resta sempre, qualunque cosa accada, la possibilità di cavalcarli e trasformare anche i disagi in opportunità di crescita, oppure mantenere il ruolo di vittime.

Meditare sviluppa equilibrio e imparzialità, consapevolezza di ciò che accade dentro e fuori di noi e determinazione per raggiungere i nostri obiettivi.

Ecco perché, col tempo, meditare diventa non solo una parte fondamentale della nostra quotidianità, ma uno stile di vita e, come diceva il maestro Aurobindo, quando comprendi cosa significa davvero praticare, tutta la vita diventa yoga, tutta la tua esistenza diventa una sadhana.

Con affetto e riconoscenza,

Valeria