“Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni”.
(Giovanni Pascoli)
“Nello spazio ti muovi. Nell’acqua nuoti. Nello spazio fluttui”.
Alessandro porta un po’ di chiarezza e interiorizza uno dei ruoli del facilitatole: quello di riassumere, sintetizzare, chiarire.
Il suo intervento apre le porte ad un dialogo inaspettato, quello sul pensiero e sulla possibilità di applicare le stesse caratteristiche che i ragazzi hanno individuato nel movimento nello spazio al movimento della mente.
Invito quindi i membri della comunità di ricerca a sviluppare l’immaginazione e a procedere per analogie, così da individuare come e quando sia possibile spostarsi con agilità, leggerezza, ma anche in slow motion tra un pensiero e l’altro.
Ipotizziamo quindi che le fluttuazioni siano più consone ad attività creative rispetto a quelle logiche, ma vediamo nella matematica pura e nelle intuizioni dei grandi geni dei validi controesempi.
Uno degli obiettivi del laboratorio, infatti, è quello di approfondire, argomentare e non restare in superficie, andando a cercare elementi che potrebbero inficiare la tesi iniziale.
Si tratta, quindi, di non accontentarsi e di scendere in profondità, con la consapevolezza che ogni punto fermo è solo una parziale conquista e che la verità è un processo di perenne rimessa in discussione dell’ovvio.
Con un balzo procediamo quindi al momento finale della sessione, ovvero, all’autovalutazione e ci chiediamo – usando come oggetto simbolico la lampadina – quale sia stata l’idea più originale del dialogo e che riflessioni questa abbia suscitato in noi.
Faccio quindi uno sgarro alla regola e offro anche il mio punto di vista: se spesso riflettere è associato alla pesantezza, oggi mi trovo invece a fare un’esperienza diversa della filosofia, quella che, appunto, ci riconsegna al piacere e alla fluidità dei passaggi.
Con gratitudine per i percorsi ben riusciti,
Valeria
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