“Ci vuole un caos dentro di sè per generare una stella danzante”
(Nietzsche)
Diciamocelo: la mia casa in questi giorni è un delirio!
Ho monopolizzato ogni stanza, distribuendo su tavoli, sedie, cassapanche, bauli e pavimento tutti gli oggetti che erano stipati dentro cassetti ed armadi.
Sono rimasta esterrefatta, basita, persino spaventata, dalla mole di oggetti che possiedo. A tratti ho avuto la sensazione che fossero più forti di me e che, per quanto mi possa impegnare, certe cose torneranno a loro piacimento nella mia vita.
Oggetti 1-Valeria 0 🙁
Ero come i protagonisti dei programmi Tv: sepolta dal peso dei ricordi e dei miei oggetti. Mi sono sentita spaventata e impotente, come se non ci fosse alcuna possibilità di cambiare davvero le mie abitudini.
Poi ho fatto un respiro. E sono tornata al momento presente.
L’arte del riordino è come il mindful eating: non si tratta di buttare via (o di eliminare alcuni cibi dalla nostra tavola) nè di mettere a posto (riordinare in questi casi diventa semplicemente specchio del nostro innato bisogno di avere tutto sotto controllo).
Non si tratta nemmeno di giudicarsi o correggersi: si tratta di ascoltarsi.
Si tratta di accorgersi che hai la tendenza a tenere certi oggetti per le occasioni speciali, salvo poi ritrovarti a distanza di anni a non averli mai usati. Si tratta di imparare ad apprezzare un oggetto nel momento stesso in cui quello entra nella tua vita, godendone pienamente e lasciando che, al momento giusto, possa andare.
Significa avere fiducia e constatare attraverso i piccoli miracoli quotidiani che la vita non ti lascia senza ciò di cui hai davvero bisogno.
Significa osservarsi con onestà (che non è sinonimo di durezza) e dirsi che forse certi vestiti, per quanto ti piacciano, semplicemente non ti stanno più bene. Significa gioire quando ritrovi un libro di fiabe che non ricordavi di avere e fermarti per un’ora a leggerlo, semplicemente perché ti va.
Significa gioire perché quella collana che non usi più, torna ora a vivere grazie all’amica a cui l’hai regalata.
In fondo è questo il punto: tutti quegli oggetti accumulati negli anni erano come morti. Ed io voglio che ciascuno di loro torni a vivere, perché io voglio vivere.
Riordinare per me significa tornare ad immergermi nei manuali di filosofia e scoprirmi spaventata, ma anche elettrizzata, dal desiderio di lasciare andare tutto e cambiare vita, consapevole del fatto che ognuna delle cose che ho imparato è ormai parte di me, è dentro di me: io sono ciò che ho imparato ed è ora di andare nel mondo a dimostrarlo.
Applicare ciò che so significa vivere l’esperienza del riordino come modo per elaborare lo stress o come attività che innesca il cambiamento.
Sono due prospettive diverse sulla stessa situazione. Sono due storie diverse che mi racconto: la mia positività e il livello di energia determinano con quale delle due mi senta più in sintonia.
E nel constatare che non esiste una storia più vera dell’altra, che sono io a dirigermi verso un finale piuttosto che l’altro, mi ritrovo a sperimentare una nuova forma di consapevolezza: l’equanimità.
Non come voglio io, ma come vuoi tu.
Namastè.