“Da quando mi sono innamorata di te, ogni cosa si è trasformata ed è talmente piena di bellezza… L’amore è come un profumo, come una corrente, come la pioggia. Sai, cielo mio, tu sei come la pioggia ed io, come la terra, ti ricevo e accolgo”. (Frida Kahlo)
Che cos’è l’Amore?
Mai risposta è stato tanto difficile da trovare.
Forse è per questo che i filosofi si avvicinano e poi si allontanano, come onde nell’oceano, all’Amore, parlandone, trattandolo, esaminandolo, cercandolo, per poi arrendersi davanti all’impossibilità di stringere un concetto tanto ampio, un’esperienza così intima e al tempo stesso universale, in una definizione che, inevitabilmente, non può dar conto delle molteplici e particolari esperienze che ne abbiamo.
Sono le 4 del mattino e mi trovo davanti al pc, non perchè il clado mi impedisca di dormire, ma perchè il fuso orario vuole che l’italia sia 7 ore avanti al Messico e che, a volte, gli incontri coi compagni del “Diplomado“, siano programmati in momenti e circostanze un pò proibitive.
Ma il tema, l’Amore, appunto, è di quelli che ti fanno stare svegli, che ti coinvolgono e ti catapultano immediatamente nello spirito di condivisione e sincero interesse per il pensiero dell’altro che si respira durante i laboratori filosofici.
Punto di partenza è un testo di Erich Fromm sull’Amore, inteso come capacità di dare e di darsi.
E allora è quasi inevitabile che, una volta conclusa la sessione, ti venga voglia di ritirarti in te stesso e, nel silenzio del mattino, mentre tutti ancora dormono, di valutare se il tuo modo di amare sia un vero dare e darsi o se, piuttosto, tu non chieda incessantemente all’altra persona di darti quel qualcosa che puoi trovare solo e soltanto dentro di te.
Quante volte, quando mi sento fragile e insicura, attivo questo meccanismo e quanto spesso, quando non voglio riconoscere di avere un conflitto dentro di me, trovo il modo di proiettarlo sull’altro, rendendo eventi e persone protagonisti delle mie tribulazioni ineriori?
Perchè, ovviamente, ciò che è fuori, è lo specchio di ciò che custodiamo nel profondo.
E allora l’altro, gli altri, diventano veicoli attraverso cui le immagini – per dirla con James Hillman – si manifestano e gli dei trovano il modo di dialogare con te e di far sì che tu metta in scena, come in un dramma, la narrazione che da sempre custodisci e di cui sei, al tempo stesso, regista, attore e spettatore.
Le costellazioni familiari ad approccio immaginale sono lo strumento più potente e affascinante che conosco per portare alla luce i nostri miti e mitemi, per riconoscere gli schemi mentali, i pattern, di cui siamo a volte vittime inconsapevoli e per sciogliere nodi, abitudini e legami transgenerazionali.
Ma c’è anche qualcosa che puoi iniziare a fare immediatamente: ringraziare.
Se vuoi che le tue relazioni migliorino, ricorda sempre di ringraziare le persone per ciò che sono, per ciò che ti danno, per ciò che, attraverso i loro gesti e il loro modo di essere, ti permettono di comprendere su di te, anche quando quello che vedi non ti piace, anche quando fa male, anche quando crescere passa dal dover superare abitudini radicate e consolidate.
Ho sperimentato in prima persona che ogni volta in cui poni l’attenzione su ciò che manca, su un problema, su un disagio, questo si amplia, cresce, portando con sè ulteriore insoddisfazione.
Imparare a ringraziare, fermarsi e prendere davvero in considerazione i motivi – spesso dati per scontati – che abbiamo di rendere grazie agli altri, a noi stessi, al mondo, al divino, cambia immediatamente le frequenze alle quali vibri e dona nuova energia e benessere rinnovato al corpo, alla mente e all’anima.
Per info sui prossimi corsi di psicogenealogia e costellazioni familiari o per prenotare una sessione individuale, contattami!
E se vuoi ricevere il testo di Erich Fromm e vivere l’esperienza della consulenza filosofica individuale sul tema dell’Amore, scrivimi!
Buona pratica e buona estate,
Valeria