“Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’anima e di corpo”.
(San Francesco d’Assisi)
Il suono della sveglia ci riconsegna bruscamente alla realtà.
Ci guardiamo e, senza bisogno di parole, condividiamo i ricordi della notte appena trascorsa.
“I want you one more time“, mi dice con un filo di voce.
Ancora una volta, le mani si cercano, le labbra si avvicinano e i corpi si stringono sino a diventare una cosa sola. Non esiste più alcun confine definito e nessuna parola può raccontare ciò che si è creato, semplicemente perchè lo stare insieme sfugge alle leggi della logica e dell’analisi.
A che serve, d’altronde, tentare di dare un senso ad un’esperienza che, forse, va semplicemente accolta e vissuta?
Perchè provare a definire qualcosa che accade solo se e quando si è disposti a liberarsi dal bisogno di comprendere, spiegare, catalogare.
Come rendere conto delle differenze? Come permettere alla mente di appropriarsi di un vissuto che solo il cuore e il corpo conoscono?
In che modo rendere legittimo ciò che si nutre della libertà dagli schemi, dai vincoli, dalle convenzioni, dai condizionamenti del passato e dalle speranze per il futuro?
Hayat ed io camminiamo tra le vie di una Milano che non smette di regalarmi emozioni e scaldarmi il cuore.
La cartelletta che gli ho consegnato al mattino contiene una breve storia della città ed un elenco dei luoghi da visitare prima di tornare a Roma: il duomo, la galleria, ma anche la Basilica di Sant’Ambrogio, Brera, Piazza Garibaldi e, naturalmente, il Castello sforzesco.
Le nostre gambe percorrono veloci le vie più caratteristiche e, di quando in quando, gli occhi s’illuminano di sole.
Mi piace il suo modo di parlare ed amo la schiettezza con cui parla dell’amore e la sensibilità con cui si avvicina alle mie ferite. La risata contagiosa abbatte ogni barriera ed io mi sento davvero libera di essere me stessa. Senza bisogno di fingere, senza dover dimostrare nulla, senza paura di scherzare e senza fretta di scoprire cosa ci riserverà lo stare insieme.
Le nostre idee sull’amore e sulla vita non potrebbero essere più distanti, eppure non possiamo fare a meno di stupirci di quanto naturale sia condividere emozioni, esperienze, vissuti, sogni.
La sua presenza ha il potere di sciogliere le tensioni e l’ingenuità con cui mi chiede come mai, secondo me, le persone ci osservano, mi permette di riconoscere che idee preconcette e condizionamenti sociali sono finalmente qualcosa di cui non mi devo più preoccupare.
Sono me stessa in questi giorni: me stessa nei miei desideri e nel modo in cui li realizzo, me stessa nei ritmi e nelle pause, nei programmi che faccio e nel modo in cui, alla fine, mi abbandono alla corrente, affidando ad una guida più saggia le decisioni che contano.
Sono me stessa nella dolcezza con cui gli parlo e nella ritrosia con cui gli permetto di abbracciarmi e di baciarmi. Me stessa nel tentativo di fare chiarezza e nell’ammettere che le giustificazioni servono solo a rendere le cose più complicate.
Me stessa nel dare e nel ricevere. Me stessa nel muovermi per casa e nel sentire quanto sia bello avere qualcuno da cui tornare: qualcuno che ti dice quanto gli sei mancata e che trasforma l’attesa in un breve intervallo in cui, semplicemente, continuare a vivere.
Con infinita gratitudine e dolcezza,
Valeria