“Brevi furono i miei giorni tra voi, e ancor più brevi le parole che ho detto. Ma se la mia voce si affievolirà nel vostro orecchio e il mio amore svanirà nella vostra memoria, allora io tornerò. E con cuore più ricco e labbra più docili allo spirito, parlerò con voi. Sì, tornerò con la marea”.
(Khalil Gibran)
E poi sei tornato.
Per la terza volta hai varcato la soglia di casa, portandovi il tuo sorriso e la tua naturalezza.
Sei tornato e, senza quasi darmi il tempo di realizzare che mi trovassi di nuovo tra le tue braccia, mi hai catapultata in un mondo in cui tu sei parte di me, ma in un modo diverso.
Hai cambiato le regole del gioco, hai deciso di mostrarmi nuovi lati della tua personalità e di rendermi partecipe di eventi e circostanze molto lontani dalla mia esperienza e che, per questo, sembrano al tempo stesso affascinanti e disorientanti.
Come una scossa che improvvisamente ti riporta ad una fragilità umana, molto umana, e che parla del bisogno dell’ego di costruire certezze e di creare ripari dalle novità, mi hai insegnato che andare incontro all’ignoto può essere stimolante e, soprattutto, che quando trovi dei punti fermi dentro di te – la meditazione, l’amore per sè e per gli altri, la capacità di affrontare ogni evento come si trattasse di una meravigliosa avventura e, soprattutto, la fiducia che ogni cosa che accade sia fonte di insegnamento ed occasione di crescita – le circostanze esterne smettono di fare paura.
Mi hai parlato di te, mi hai dato spiegazioni che non mi aspettavo e che non eri tenuto a fornire. Mi hai detto di considerare la mia casa come fosse il luoogo in cui hai messo radici e mi hai stretta forte, facendomi capire quanto le parole, in alcuni casi, servano solo a complicare le cose.
Ti chiedo scusa, quindi, se ho provato a razionalizzare e trovare un senso a ciò che, invece, chiede solo di essere vissuto.
Ti chiedo scusa se le vecchie ferite che ancora, qualche volta, sanguinano, mi hanno portata a chiudermi e mi hanno impedito di dare e di ricevere.
Ti chiedo scusa per quella parte che, ancora, cerca di contrllare, spiegare, prevdere, dirigere e che, tuttavia, sta pian piano lasciando spazio ad un nuovo modo di essere.
Ti ringrazio, quindi, per aver saputo aspettare e per avermi pazientemente accompagnata fino al magico punto in cui sento di potermi fidare, affidare e lasciare andare... al magico punto in cui torno ad amare e lasciarmi amare.
Grazie, dunque, per essere qui. E grazie per condividere tutto questo con me.
Con gratitudine, stupore, amore,
Valeria