“Conosco una città
che ogni giorno s’empie di sole
e tutto è rapito in quel momento”.
(Giuseppe Ungaretti)
“Ci sono spazi nascosti in una città, vita nascoste e vacuità nascoste, e finestre più buie dove le ombre delle persone passano fugacemente fuori dalla nostra vista”.
(Kate Milford)
La città ideale è un luogo magico, con edifici sono realizzati in materiali naturali, aree verdi per giocare, ampi giardini in cui crescono caramelle e la gente che vi abita è felice e in salute.
La città ideale è un luogo di incontro e di scambio, dove i valori dell’amicizia e della solidarietà permettono un contatto umano che aiuti le persone a crescere e a migliorare se stesse.
La città ideale è fatta a misura di bambino, con un ampio castello al cui interno si trova una sala giochi a cui si può accedere liberamente.
Nella città ideale non ci sono litigi e lo stress lascia il posto alla calma e al piacere di fare ciò che più si ama.
Nella città ideale si mangiano Pizza e Kebab, si vede la tv, ma con moderazione e, insieme ai cartoni animati, si guardano i documentari da cui imparare qualcosa.
La città ideale è un luogo senza regole, ma dove non c’è anarchia.
Nella città ideale, infatti, le persone sono consapevoli che spesso non sapere cosa fare o non avere qualcuno che ci imponga di eserguire un comando, non ci rende più liberi, ma solo più annoiati, confusi e fragili.
Nella città ideale, dunque, ognuno agisce in conformità con la propria natura e i bambini permettono ai genitori di esercitare il loro ruolo, di amarli, guidarli e accompagnarli nelle scelte importanti.
Nella città ideale ognuno è responsabile per sè e per gli altri, per questo i bambini non guidano e gli adulti non rubano. Nella città ideale, d’altronde, tutto è gratis, ma non per questo privo di valore.
E il modo per riconoscere ad un lavoratore il suo impegno non è quello del pagamento in denaro, ma quello di legittimarlo nel ruolo di guida della città, ovvero, di permettergli di governare. Platone docet.
La città ideale è un luogo immaginario, ad oggi presente solo nella mente dei bambini, che nella sessione di Philosophy for Children di questa mattina, hanno dato libero sfogo alla loro creatività con interventi pertinenti, costruttivi, stimolanti e fonte di profonde riflessioni per me e per le Insegnanti che, in silenzio, osservano lo svolgimento del laboratorio.
La città ideale ad oggi non esiste e magari non avremo mai il piacere di viverci. Ma, di certo, sentirne parlare riporta noi adulti a quella splendida età in cui sognare non solo era permesso, ma era il motore della crescita ed era lo stimolo per agire e per provare davvero a cambiare le cose.
E, forse, se ognuno indagasse più in profondità ed imparasse a conoscersi e a scoprire quali sono i dono e le peculiartià che può mettere a disposizione degli altri, non servirebbe più sognare un luogo che non c’è.
Basterebbe aprire gli occhi per trovarlo.
Con affetto e gratitudine ai piccoli filosofi della Scuola primaria di Almenno San Bartolomeo,
Valeria
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