Il compimento dell’opera: quando il lavoro diventa sacro

«Il mondo ha bisogno di esseri che facciano bene il loro lavoro, per il gusto, il dovere, il piacere di farlo. Ha bisogno di persone che sentano che in ogni singola opera ben realizzata si celebra la grande vittoria, dell’Uomo sulle forze del degrado e della corruzione, nel segno della cura e della rinascita. Ha bisogno del nostro impegno a coltivare e custodire, con umiltà e responsabilità, i giardini del creato».

Alberto Peretti 

 

Arrivo in ufficio poco prima delle 10:00.

Un pò di burocrazia, qualche mail a cui rispondere e poi la giornata prende il via e le idee iniziano a fluire.

Mi confronto con Alberto Peretti: <<Il punto di partenza è buono>> dice, <<ma manca ancora qualcosa>>.

E allora non resta che ricominciare, mettere di nuovo mano al power point, cercare nuove informazioni in internet e valutare pro e contro di ogni possibilità, così da non lasciare davvero nulla al caso e nulla di intentato.

Ci teniamo molto a questo progetto: è il primo di cui abbiamo parlato quando, ormai più di 6 mesi fa, ho messo per la prima volta piede a Genius Faber.

E’ stato un colloquio strano, il nostro: atipico, direi.

Poche informazioni sull’esperienza maturata nel corso degli anni e tante riflessioni sui temi più svariati, che ci hanno presto permesso di intuire cosa avrebbe potuto nascere dall’incontro dei nostri mondi e come sarebbe stato lavorare insieme.

Non sono mancate le difficoltà, ovviamente: divergenze di opinione, diverse categorie filosofiche di riferimento e lontananza, qualche volta, nella visione generale del progetto.

Ma giornate come quella che mi lascio alle spalle, in cui tutto fluisce, in cui ciò che uno propone trova terreno fertile nella mente dell’altro e in cui ciascuno esce da sè e riesce a trascendersi in vista di un obiettivo comune, mi danno sempre la sensazione che l’intuito, quello che mi aveva spinto a cambiare città e a riconsiderare i miei progetti lavorativi, non sbaglia mai.

E la fiducia – in ciò che possiamo fare e nel fatto che, quando una cosa ha davvero valore, prima o poi trova il modo di manifestarsi – diventa così il presupposto che ti permette di investire tempo, risorse, denaro, aspettative con la leggerezza di quando si gioca.

Perchè, in fondo, uno degli insegnamenti principali che il percorso sulla Spiritualità attiva ci sta dando, è proprio quello di affrontare le sfide con l’atteggiamento giocoso del fanciullo e la maturità di chi ha consapevolezza del valore dell’azione.

Con la bella sensazione, dunque, che qualcosa di “mio” e “tuo“, stia finalmente diventando “nostro“, vi salutiamo dandovi appuntamento ai prossimi incontri su “Lavoro e spiritualità“.

Con gioia,

Valeria & Alberto