“Ma da queste profonde
ferite usciranno
farfalle libere”
(A. Merini)
Domenica pomeriggio.
Il sole è tiepido e le foglie ancora bagnate coprono il sentiero asfaltato.
Coppie, gruppi di amici che camminano, qualche genitore che osserva i bambini scorrazzare qua e là in bicicletta.
E noi: che parliamo, che ci diciamo cose, che ci spieghiamo chi non vogliamo essere e cosa non vogliamo fare.
Ascolto la tua proposta, mi riservo di pensarci.
Poi rifiuto: che senso avrebbe?
Che senso ha stare nel limbo? Perché vedersi, stare bene insieme, fare ciò che ora, in questa nuova cornice, appare senza senso?
Nessuna ambiguità, solo desiderio di chiarezza.
Per preservarci dal dolore, per scegliere di non avere paura di vivere il presente e di guardare in faccia la realtà, anche se fa male.
Per evitare che quella zona di indeterminatezza possa far cadere una macchia su una storia tanto bella e sue due persone che sanno che cosa significa amare.
Scegliere di fermarsi, un attimo prima di distruggere, di rovinare, di cadere in quelle bassezze da cui ci siamo sempre protetti.
Scegliere di accogliere il dolore, la sofferenza, di vivere questa morte per ciò che è: una fine che, se ben vissuta, si tramuterà in un nuovo inizio.
Vivere la morte e comprendere che proprio in questi istanti abbiamo la possibilità di seminare il futuro.
Riconoscere che è nella fine, in come la affrontiamo e in ciò che succede, che poniamo le basi per la nostra rinascita, in qualunque forma essa si presenterà, qualunque cosa il futuro abbia in serbo per noi, qualunque sia l‘Avventura che la vita vorrà permetterci di vivere.
Perché – e di questo sono certa – nessun dolore ci toglierà mai l’audacia di andare incontro al mondo con lo spirito degli Avventurieri.
O delle Guerriere del Sole Levante.
To be continued…
Con Amore e gratitudine,
Valeria