“Mentre lui le insegnava a fare l’amore lei gli insegnava ad amare”.
(Fabrizio De André)
Il silenzio della stanza era interrotto solo dalle parole che, gentili, si sussurravano a vicenda.
Ancora non immaginavano o, forse, l’avevano sempre saputo: quello era il momento in cui avrebbero smesso di essere due.
Lo sguardo della ragazza, a lungo sfuggente, era diventato insieme audace e spaventato e la com-unione delle anime si era fatta vicinanza dei corpi e sintonia della mente.
Nulla, nemmeno un piccolo dettaglio, sarebbe stato fuori posto.
La lentezza con cui le labbra le sfioravano il collo e rendevano grazie ad ogni centimetro della sua pelle, il tocco preciso delle mani di quella strana creatura, apparsa misteriosamente nella sua vita e destinata a condividere, ancora a lungo, sogni e ricordi di un futuro ancora da inventare, che attraversavano la stoffa fino a raggiungere la schiena ed arrivare, così fino alle profondità di un io che, ad un tratto perdeva ogni necessità di mostrarsi.
Nessuna paura, nessuna resistenza: solo Amore, puro Amore.
In questo incessante gioco di dare e ricevere, in una dimensione sottratta allo scorrere del tempo, in uno stato di ex-tasi, che li rendeva, insieme, diversi ed uguali, in questa dimensione magica, seppero, per la prima volta, fare esperienza della totalità.
Non più due. Solo Uno. Insieme, una cosa sola.
Come un nuovo fenomeno, una nuova alba, un nuovo sole, in grado di portare luce in tutto ciò che li circondava.
La luce del mattino penetrava ora dalla finestra del terrazzo: timidi segnali del un giorno li riconsegnavano alla vita, ma, ormai, entrambi sapevano che la vera Vita era quella che si svolgeva là, dove la prudenza del mondo non avrebbe mai trovato la possibilità di raggiungerli.
Con ammirazione e profonda condivisione,
Valeria