“La svolta più importante del ventunesimo secolo non avverrà grazie alla tecnologia, ma attraverso un’estensione di ciò che intendiamo per esseri umani” (John Naisbit)
Cosa significa Wholeness?
Possiamo rifarci al concetto greco di eudamonia per spiegarlo.
Wholeness, infatti, è una condizione di pienezza, appagamento, realizzazione di sé. E’ fioritura dell’essere umano e costruzione della propria felicità, intesa più come sistematicità, impegno, liberazione dalla schiavitù delle passioni che come evento fortuito o fortuna.
Nello specifico, parlare di wholeness in ambito organizzativo significa considerare il lavoro come un’opportunità per diventare se stessi.
Il nostro fare e il nostro modo di agire (la qualità delle azioni), infatti, plasmano l’essere e ci rendono ciò che siamo.
Come fare, allora, a rendere non solo l’attività, ma anche il contesto (azienda o organizzazione) un sostegno per l’essere umano nel suo percorso di evoluzione professionale e personale?
Lo spiega F. Laloux nel suo testo “Reinventare le organizzazioni“.
Attraverso 7 leve trasformative, spiega Laloux, è possibile ripensare, ristrutturare e traghettare l’azienda verso un modello in cui il profitto e il riconoscimento sono la naturale espressione di un’organizzazione che ha trovato se stessa e non solo il principale obiettivo da raggiungere.
Al cuore della proposta incontriamo infatti il concetto di vocazione, intesa come riconoscimento di ciò che l’azienda è e come capacità di fare scelte coerenti con essa.
Le ricerche di Laloux dimostrano infine come tale modello -. fondato sull’auto-organizzazione, la wholeness e il proposito evolutivo – sia stato applicato in settori diversi e da organizzazioni di diversa grandezza.
Noi ci abbiamo provato a Milano, presso le ATS, in un contesto stimolante e impegnativo, che vede professionalità diverse e numerose persone coinvolte. E possiamo dire che questa proposta è stata una scommessa vinta.
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