“L’amore dei givani non sta nel cuore, ma negli occhi“.
(William Shakespeare)
Se mi sentisse cantare e mi vedesse raddrizzare, di quando in quando, il manico della scopa per usarlo come microfono, probabilmente si metterebbe le mani nei capelli e mi guarderebbe con la sua espressione sconsolata attraverso cui mi dice che vado bene cosi’ come sono e, rassegnato alla mia scarsa erudizione musicale, mi stringerebbe in un abbraccio.
E’ questo l’aspetto piu’ bello dell’incontrare qualcuno: scoprire e scoprirsi costantemente, stupendosi per cio’ che, in fondo, l’uno gia’ conosce dell’altra.
Accogliere la sua diversita’ e realizzare che proprio questa distanza rende l’altro un universo unico e irripetibile, un mondo da esplorare.
Nella convivenza sono spesso i gesti quotidiani che rivelano chi sia la persona della quale ti sei innamorata e cosi’, giorno dopo giorno, quello sconosciuto che si sveglia accanto a te, assume un volto, una forma, una storia e diventa parte di te, del tuo percorso.
Diventa quel qualcuno che domani fara’ parte del tuo passato ed avra’ contribuito a scrivere un capitolo della tua vita.
Solo il tempo, la volonta’ e la consapevolezza portanno stabilire la trama di questo racconto ed attribuire a quella figura che appare ancora tanto nuova, forse quasi estranea, un valore ed un peso.
Fino a quel momento, lo sconosciuto che ti abbraccia prima di dormire, resta un mistero.
E’ su questi due livelli, su questi due diversi piani di realta’, che si gioca la partita: il primo e’ quello del tempo, il secondo e’ quello dell’assenza di passato e di futuro.
Il primo e’ quello dell’immediatezza, dell’intima certezza delle cose, del coraggio di amare e della fiducia nell’amore. Il secondo e’ quello della gradualita‘, del confronto, dell’avvicinarsi in punta di piedi alla storia che ciascuno si porta con se’.
E anche qui ritroviamo il tempo, quello che, negli anni, accresce il nostro attaccamento alla storia personale, anche se questo significa rinunciare alla possibilita’ di scoprirsi diversi e di vivere da guerrieri della vita, da serpenti che cambiano pelle ad ogni stagione.
Ma e’ forse in questa insenatura, in quello spazio tra l’eterno e il temporale, che la relazione diventa sacra.
E’ quando l’uno incontra l’altro e gli svela cio’ che potrebbe essere, e’ in questa apertura che le anime tornano a vivere e che l’Io conserva la sua innata giovinezza.
Con la speranza di rimanere sempre giovane e di non smettere di stuprimi di fronte al meraviglioso universo che lAltro racchiude e svela, un abbraccio,
Valeria