Quello della scorsa settimana è stato un laboratorio vivace, meno strutturato rispetto alla formula tradizionale delle sessioni di Philosophy for children.
Il tema era il tempo e abbiamo iniziato chiedendo da cosa dipende la differenza tra il tempo oggettivo (quello scandito dalle lancette dell’orologio) e quello soggettivo (condizionato dalla nostra percezione della velocità).
Naturalmente i bambini hanno subito colto che il coinvolgimento nelle attività che ci piacciono o, viceversa, il disinteresse verso ciò che stiamo facendo condiziona il modo in cui ci sembra che passi il tempo.
Ma, di nuovo, come percepiamo il tempo? Attraverso quali meccanismi riconosciamo che il tempo passa?
Sono queste domande, più radicali e universali, che ci permettono di definire i percorsi “filosofici”.
La P4C è infatti diversa da un circle time o da una sessione di problem solving proprio per l’interrogare radicale, che nasce dall’esperienza e si confronta con essa e tuttavia la trascende.
Il dialogo è intervallato da giochi.
Uno di questi consiste nell’assegnare ad ogni sottogruppo un oggetto (un gomitolo di lana, una bambola di pezza, un mestolo in legno, un cellulare ed un cappellino da baseball) e di chiedere ad ogni sottogruppo di riflettere su queste due domande: qual è, secondo voi, la relazione tra l’oggetto e il tempo? E, ancora, l’oggetto ricevuto ti ricorda più il passato, il presente o il futuro? Perché?
L’obiettivo, in questo caso, è permettere agli alunni di applicare la modalità comunicativa e i processi riflessivi che solitamente propongo quando lavoriamo tutti insieme in autonomia, all’interno del sottogruppo e senza la mediazione del facilitatore. Inoltre si allenano abilità argomentative e pensiero creativo.
Ci salutiamo con l’assegnazione dell’attività settimanale, che serve per tenere vivo il pensiero e per creare un filo conduttore tra un incontro e l’altro.
Per proporre un laboratorio filosofico nella tua scuola: [email protected]t
Con gioia, Valeria