“The true woman wants two things: danger and play. For this reason, he wants a woman: for danger and play”.
(Friederich Nietzsche)
¿Que es la ligereza? ¿Cómo se relaciona el placer a la reflexion filosofica?
Anche oggi, Google Translator mi toglie dall’impiccio e mi permette di fromulare una domanda a cui, i compañeros del corso messicano di pratiche filosofiche, mi aiutano a dare una forma più corretta.
Il tema è quello della leggerezza, di quella dimensione tanto agoniata da cui mi sento, purtroppo (!) ancora un pò lontana. Non parlo della frivolezza o della superficialità: la leggerezza ha una dimensione sua propria.
La definirei come la capacità di stare nelle cose e con le cose, con la consapevolezza che la vita è un sogno, maya, illusione, per dirla con la filosofia indiana.
Considerare la vita come gioco divino, come sogno collettivo, come qualcosa che prescinde dalla storia personale a cui siamo tanto attaccati, che prescinde da noi e che, tuttavia, prende forma anche grazie alla nostra narrazione degli eventi, permette di porre una discreta distanza tra noi, i fatti e la preoccupazione che essi suscitano in noi.
Ci permette di coltivare un atteggiamento di stoica accettazione e, in questo modo, di godere della vita, esattamente per quella che è e non solo per ciò che noi vorremmo che fosse.
Forse per questo, quando penso alla leggerezza, la associo all’immagine di un monaco che sorride.
Sì, leggerezza, per me, è la capacità di sorridere.
Non di sopportare, ma di riconoscerci invulnerabili davanti a ciò che accade, poichè ormai “morti” e quindi liberi dal nostro ego.
Leggerezza, dunque, come via verso la spiritualità, ma anche come stato mentale a cui si approda dopo un lavoro su se stessi, dopo un processo di liberazione dalle paure e dalle maschere, dopo essere riusciti a morire (al nostro io) per poi rinascere.
Leggerezza, anche, come anticamera del piacere e come atto di fiducia, come capacità di lasciare andare il bisogno di controllare ed accettare la possibilità del vuoto, del nulla, dell’abisso.
Leggerezza, insomma, acome approdo, non come presupposto.
La leggerezza è anche quella gioia che provi quando ti appassioni, quando ti perdi nell’altro col rischio di guardare, un giorno, a quella scelta con il cuore che sanguina e la sensazione di aver amato troppo.
Leggerezza, infine, come atteggiamento filosofico, ovvero, come possibiltà di accogliere un concetto o un’idea, al di là dei pregiudizi, proprio come avviene durante la consulenza filosofica.
Sono tanti gli stimoli e gli approfondimenti che emergono durante l’incontro filosofico on line organizzato dal CECAPFI e mi rammarico di non poter comprendere totalmente ciò che viene detto e, soprattutto, di non riuscire a condividere fino in fondo le mie riflessioni per via della lingua.
Tuttavia, a distanza di poche ore, mi accorgo che quanto detto ha lavorato dentro di me, fadendo affiorare nuovi spunti, idee e prospettive su questo argomento che tanto mi affascina e che non mi stanco di indagare.
Anche oggi, dunque, abbiamo materiale su cui riflettere e confrontarci: fammi sapere come la pensi!
Un caro saluto e buon week end,
Vale