Cosa significa filosofare? Racconti dal workshop “Spazi e Società”

“Filosofia significa, in verità, essere in cammino. Le interrogazioni e le domande sono per essa più essenziali delle risposte, e ogni risposta viene nuovamente e continuamente rimessa in questione”.
(Karl Jaspers)

 

Uno dopo l’altro gli ospiti arrivano. Tutto è pronto.

I facilitatori hanno predisposto lo spazio e sistemato il materiale di lavoro – la lavagna su cui annotare i passaggi-chiave delle sessioni, la telecamera per documentare quanto faremo e anche carta, penna, matite colorate e cartoncini che daranno un taglio operativo al nostro lavoro – e i partecipanti si presentano e iniziano ad interagire.

I neofiti ascoltano curiosi i racconti di chi ha già lavorato con me o con Annalisa, Luca e Fiorenzo e chi da anni conosce le pratiche filosofiche, condivide racconti ed impressioni sui consulenti filosofici con cui si è formato (da Oscar Brenifier a Neri Pollastri, da Stefano Zampieri a Metthew Lipman o Ran Lahav) e sulle piste di ricerca che sta coltivando.

Solo un attimo per assicurarci di aver spento i telefoni e si comincia il lavoro.

Oggi sono io a dare il benvenuto, raccontando qualcosa di me e di ciò che ci aspetta nei prossimi due giorni : un susseguirsi di sessioni filosofiche che ci permettono di sperimentare divesri stili di conduzione e di indagare con rigore e profondità il tema dello spazio e della società.

Nelle due giornate di lavoro, gli stimoli abbondano: dal racconto sufi con cui apriamo il corso e che ci riporta alle suggestioni delle sabbie del deserto, alle immagini dei cimiteri messicani durante il giorno dei morti, che ci offre l’occasione per riflettere sul valore simbolico di uno spazio sacro come il cimitero.

Nel pomeriggio, grazie all’intervento di Fiorenzo, la nostra attenzione è catturata dall’indagine sui modelli di pensiero che ci hanno guidati, più o meno consapevolmente, nell’esecuzione dell’esercizio: comporre una frase di senso compiuto a partire dalle 10 parole che abbiamo selezionato tra le molte presenti nella pagina del libro che abbiamo scelto.

Curiosi, i percorsi della mente: curioso come ciascuno di noi abbia elaborato criteri diversi per connettere tra loro le parole.

E interessante soffermarsi a riflettere sul processo che la mente compie nel passare da una situazione in cui tutte le possibilità sono aperte a quella in cui gli elementi si chiarificano, prendono forma e diventano una frase definita e priva di ambiguità, che dà vita ad un mondo possibile e ne esclude altri.

Il tempo scorre in fretta e la fatica del pensare inizia a farsi sentire: alla fine del pomeriggio, tutti avvertiamo l’esigenza di staccare un pò e di concederci una pausa prima della sessione finale, quella in cui, riprendendo un esercizio di riflessione autobiografica che ho proposto in mattinata, riflettiamo con Luca sui presupposti impliciti che possiamo evincere dalla lettura di uno degli epitaffi scritti dai partecipanti.

Il tema è interessante e la comunità di ricerca prova ad indovinare chi sia l’autore, quali caratteristiche comportamentali e quali tratti del carattere possiamo desumere dal contenuto, dallla scelta delle parole e dello stile e persino dalla disposizione grafica.

Alla fine ci sentiamo soddisfatti della nostra analisi e individuiamo senza troppe difficoltà l’autore.

Ciascuno, in seguito, avrà modo di ripercorrere le tappe dell’esercizio sul proprio epitaffio e di fare esperienza di autoconsulenza.

La mattina di domenica si apre invece con un esercizio che ho mutuato dal mondo della selezione del personale: come fossimo ad un colloquio di gruppo, infatti, chiedo ai partecipanti di stilare entro 15 minuti, in autogestione, una lista con i 5 valori più importanti.

Ad esercizio concluso, dopo aver ragionato insieme sui criteri e le metodologie adottate dal gruppo, ciascuno ha un momento per riflettere sulla sua esperienza e per chiedersi se agisca più spesso per metodo o per obiettivo: parte del lavoro filosofico, infatti, è anche quello di passare dall’universale al particolare e di usare gli stimoli della sessione per conoscersi meglio e per indagare se stessi da prospettive e con strumenti diversi.

Non per guidicarsi, non per correggersi, ma semplicemente per scoprire chi siamo davvero e non solo continuare a relazionarci con l’immagine di noi con cui ci siamo identificati o che, come nell’esercizio dell’epitaffio, vorremmo mostrare agli altri.

Il pranzo conviviale è parte dell’esperienza e l’ennergia del cibo e del caffè ci permettono di affrontare l’ultimo laboratorio con impegno e presenza: Annalisa ci chiede se la filosofia, secondo noi, abbia a che fare con le cose facili o difficili e, nel rispondere, ci accorgiamo che forse è opportuno negoziare il significato dei termini e che espressioni come “concreto” o “materico” sono meno chiare di quanto possano sembrare!

Filosofare è bello, filosofare è importante. Filosofare è un esercizio, filosofare è un modo di essere. Filosofare è crescere come esseri umani e come animali razionali.

Fare filosofia non è semplice e rispettare le regole del gioco, anzi, metterle discussione e negoziarle prima di iniziare la partita, è parte del processo.

Ci siamo: è il momento di ripercorrere a volo d’uccello le tappe di questi due giorni e di concludere con un rituale che chiuda i lavori.

I partecipanti tornano a casa e noi conduttori ci prendiamo un momento per valutare l’esperienza e chiederci da dove e come ripartire: le idee non mancano e nemmeno la disponibilità a mettere a disposizione i propri strumenti, il tempo, l’energia e l’entusiasmo per offrire sistematicamente un’occasione per praticare.

A nome di tutti, rinnovo allora l’appuntamento al 30 giugno per il prossimo seminario di pratiche filosofiche “Ragione e Libertà“.

Con l’augurio di trovare sempre degli spazi fisici e simbolici in cui coltivare le vostre passioni, ringrazio di nuovo i colleghi e i corsisti,

Valeria