Da cosa dipende la felicità? Differenze tra l’indagine filosofica e la psicologia tratte da una sessione di P4C

I bambini sono come i marinai: dovunque si posano i loro occhi, è l’immenso.
(Christian Bobin)

 

Quando entri in aula ed inizi una sessione di filosofia, sai di essere nella condizione di chi lancerà un sasso, senza sapere esattamente dove cadrà.

Questa mattina il tema era delicato: abbiamo parlato della morte e lo abbiamo fatto con la consapevolezza che perdere una persona cara – come era successo alla protagonista della storiafa soffrire.

La domanda – proposta dai bambini stessi e da loro scelta tra le tante elaborate – era netta e definita: “Perchè la mamma della bambina è morta?“.

Il facilitatore, in questi casi, è chiamato ad accogliere la domanda che, evidentemente, riflette un’esigenza della comunità di ricerca, offrendo al tempo stesso spunti per affrontare l’argomento in chiave prettamente filosofica, senza sfociare nella psicologia.

Chiedo dunque alla classe in quali modi le persone possono morire: di vecchiaia, per una malattia o un incidente, a causa di una catastrofe naturale o, ancora, per omicidio o suicidio.

Cercando di individuare nelle loro parole un appiglio per proseguire, li invito a riflettere su quali possono essere le misure preventive e gli accorgimenti che ci permettono di vivere a lungo.

Senza voler evitare il tema della morte, ritengo comunque più delicato e rispettoso del vissuto di quei compagni che da poco hanno perso un parente caro, affrontare la questione da un altro punto di vista.

Stabilite dunque, le regole per una salute di ferro (buona alimentazione, sport, prevenzione, parenti ed amici), approfondisco il discorso chiedendo loro di indicarmi quali sono i segreti per una vita felice e da cosa dipenda la felicità.

Ognuno offre il proprio contributo e stiliamo una lunga lista in cui compaiono tanto oggetti materiali, quanto  esperienze ed emozioni: la nascita di un fratellino, un dono ricevuto, una bella casa, una famiglia unita, sono solo alcune delle loro proposte.

E se qualcuno si dimostra un pò fatalista sostenendo che siano gli eventi esterni a determinare il nostro stato d’animo, altri provano invece a cercare all’interno di sè un punto fermo che li tenga saldi nelle avversità.

Mi stupisce – positivamente – scoprire che anche la conoscenza è inserita nell’elenco e, quando un alunno suggerisce che avere una passione sia fondamentale, immediatamente penso che sì, quando fai ciò che ami, come accade a me quando conduco un laboratorio o quando ve ne rendo partecipi attraverso articoli come questo, sei davvero felice.

Con l’augurio, quindi, che ognuno di Voi possa trovare la propria strada per la felicità, Vi saluto e Vi auguro un buon pomeriggio.

Con affetto,

Valeria

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