“Avevo la sensazione che la luce del mondo, la trasparenza delle ali delle libellule, la bellezza dei dolci giapponesi nel variare delle stagioni, il rosa pallido dei ciliegi lungo il fiume, la gioia di quando si sta per mangiare qualcosa di buono, il batticuore prima di partire per un viaggio… tutte queste cose ci venissero strappate via”.
(Banana Yoshimoto)
<<Parlami del Giappone>> disse.
E lei iniziò.
Raccolse le idee e tornò per un attimo a quegli appunti presi l’estate precedente, quando lui, per la prima volta, l’aveva condotta con la mente e con il cuore dall’altra parte del mondo. Alla scoperta di un altro mondo.
Gli parò della dolcezza dei fiori di pesco, del profumo dei doraiaki, del fascino di una cultura senza tempo e delle contraddizioni di una società tanto ancorata alla tradizione, quanto sul punto di tradirla.
Parlarono del Monte Fuji e della magia dei luoghi protetti dal turismo di massa, parlarono delle montagne dell’Hokkaido e di tutti quei contesti in cui è ancora possibile scorgere la presenza del divino.
Parlarono dell’Ikigai e di ciò che dà senso alla vita, dello zen e delle giovani studentesse vestite all’Occidentale, che riparano la pelle dal sole per preservarla chiara e morbida.
Parlarono infine delle geishe e dei libri e dei film che le hanno consegnate all’immaginario collettivo.
Poi restarono in silenzio, assaporando la reciproca prsenza proprio nelle pause di una conversazione che li aveva trovati di nuovo uniti, complici.
Lui le sfiorò il viso. E poi il collo. E poi tutto il corpo. Come volesse attraversarla: non serviva essere insieme per fare l’amore. Non serviva spostarsi per compiere il viaggio.
Erano lontani, eppure mai si erano sentiti tanto vicini, perchè ora condividevano un sogno. E sapevano che lo avrebbero fatto diventare reale.
Senza chiedersi perchè, senza porsi domande, tornarono dunque a cavalcare l’onda dell’amore e della passione. Come in balìa di forze che percepivano ma che non governavano pienamente, decisero quindi di arrendersi alla vita e di dirsi, anche stavolta, ancora una volta, sì.