Consulenza aziendale: usare l’arte come forma di riflessione

“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”.
(José Saramago)

 

Gli occhi incollati al monitor alla ricerca di ciò che non si nota subito.

Come a volerlo nascondere, il pittore fiammingo Pieter Bruegel, ha infatti posto la figura di Icaro in un angolo della tela, sino a rendere difficile riconoscerlo.

Vera protagonista del quadro sembra invece essere l’attività lavorativa che, quando diventa catalizzante, rischia di rendere ciechi alla vita.

Riprendendo la metafora del viaggio con cui ha aperto l’incontro, il Dott. Peretti, titolare di Genius Faber, società di consulenza specializzata nella valorizzazione del made in Italy, invita perciò a porre l’attenzione sul rapporto che i partecipanti hanno con il lavoro.

Se, infatti, il tempo dedicato al fare perde la sua connotazione valoriale, la dimensione di coinvolgimento, scoperta, ricerca, partecipazione attiva, allora l’azione si svuota e diventa semplice automatismo, ripetizione priva di anima che, nel tempo, finisce per impoverire chi la compie.

Che sia dunque questo il messaggio che Brugel vuole dare? Che quello del pittore sia un monito a restare vigili e a non perdere di vista ciò che ci circonda?

Anche in azienda la componente dell’essere deve dunque restare centrale e questo messaggio emerge chiaramente dai racconti dei dipendenti che partecipano all’incontro: una richiesta, la loro, di riconoscimento e rispetto che ha trovato nelle due giornate di corso parte della risposta.

Ciò che avviene oggi, infatti, rappresenta uno dei tasselli di un puzzle che l’azienda sta costruendo e che si sta impegnando a realizzare.

Compito di Genius Faber, riconoscere le esigenze degli operai e metterle in dialogo con i titolari, affinchè si possano creare le condizioni per un futuro di crescita non solo dell’azienda, ma anche di chi la abita.

La sensibilità e lo spirito visionario del Dott. Scaravelli, che da anni dirige con successo l’azienda torinese, sono dunque state a loro volta soddisfatte e, al termine del progetto, troveranno eco nelle prossime tappe di questa esperienza in Samec.

Il progetto di consulenza si nutre quindi del contributo dei protagonisti e proprio dalla loro voce nascerà la carta etica: una vera e propria fotografia dell’azienda che rappresenta al tempo stesso un orizzonte verso cui dirigersi.

Ulteriore compito del filosofo-consulente, dunque, mantenere la visione d’insieme e suggerire le strategie per proseguire il viaggio.

Con grande soddisfazione per il lavoro svolto,

Valeria