“Quando ti bacio
non è solo la tua bocca
non è solo il tuo ombelico
non è solo il tuo grembo
che bacio
Io bacio anche le tue domande
e i tuoi desideri
bacio il tuo riflettere
i tuoi dubbi
e il tuo coraggio
il tuo amore per me
e la tua libertà da me
il tuo piede
che è giunto qui
e che di nuovo se ne va
io bacio te
così come sei
e come sarai
domani e oltre
e quando il mio tempo sarà trascorso”.
(Erich Fried)
Finalmente ci ritroviamo.
E, anche stavolta, è lui a raggiungermi prima ancora che io riconosca la sua figura in mezzo alle tante che fanno capolino dalle porte scorrevoli.
Gli occhi brillano, lo sguardo è acceso: sono emozionata e felice.
Sembra un pò come se entrambi avessimo voluto arrivare a questo momento donando all’altro la versione migliore di noi stessi.
Esattamente come accade prima di un laboratorio o di un corso, anche quell’incontro in aeroporto è stato preceduto da una meticolosa preparazione, da un processo di pulizia interiore e da un’esplosione di creatività che mi permette di accoglierlo con un gioco ed una piccola sorpresa che ci attende a casa.
La nostra prima notte insieme, la prima dopo qualche giorno di lontananza, ha il sapore di un momento speciale, uno di quelli in cui la bocca vorrebbe dire tante cose, ma gli abbracci e i baci tolgono alla ragione la possibilità di commentare l’esperienza e catapultano entrambi in una terra in cui le parole non servono.
Basta stare con le cose, così come sono, per comunicare all’altro ciò che scorre nella intimità del tuo cuore.
Non so se lui lo abbia capito, non so se sa quante volte, in questa sua breve assenza, sono stata sul punto di far vincere i miei demoni, di allontanarlo, di respingerlo.
Ma ora non conta.
Non conta ciò che accade nella mia mente quando sono le paure e le fragilità ad avere la meglio. Non contano le parole della ragione, che va sempre in cerca di rassicurazioni e che tenta in ogni modo di pianificare la prossima mossa per preservarti dalla delusione.
No, in questi cinque splendidi giorni trascorsi insieme non c’era nulla di tutto questo.
Piuttosto, c’erano l’amore, la complicità, la possibilità – che Filippo si è conquistato giorno dopo giorno – di avere fiducia nell’altro e la serenità di poter dialogare di quei temi che sfiorano le parti più fragili dell’anima con la certezza che dall’altra parte avrai qualcuno pronto ad ascoltare, ad ascoltarti e a mostrarti che le cose possono essere osservate da una prospettiva diversa da quella che, nel tempo, si è consolidata ma che risulta, ormai, obsoleta.
E’ così che mi sento, come se piano piano stessi facendo strada ad un’altra me stessa. Non più bella, non più brutta, ma certamente diversa.
E, se il mio tono dittatoriale – che mio malgrado riconosco di adottare – ancora tradisce la volontà di controllare le cose o la presunzione di sapere ciò che è meglio, piano piano, l’anima sperimenta un’inedita gentilezza che può affiorare solo ora che la mente è calma e che la sensazione di dover difendere i miei spazi è ufficialmente dissolta.
Sono felice oggi.
Felice e consapevole che ciò dipende tanto dalla persona che ho accanto, quanto dalla abilità che la meditazione e la filosofia stanno attivando, di rendere ogni momento quello giusto ed ogni persona, la migliore delle occasioni che hai per connetterti all’energia dell’Amore che vibra tutto attorno a noi.
Grazie, allora, Filippo, grazie per questo assaggio di nuova vita. Grazie per esserci stato e grazie di esserci.
Goditi questo articolo, perchè, anche se non si dissolverà in poche ore, l’energia del momento è fondamentale per far sì che il messaggio ti arrivi forte e chiaro 😉
Con affetto, anzi, no, con amore,
Valeria