Capita, a volte, che la vita prenda una piega inaspettata.
E’ andata così lo scorso anno, quando, armata di grinta e deterinazione, ho comunicato ai miei genitori di aver finalmente trovato una dimora tutta mia.
La mia piccola alcova bergamasca – un appartamento nel cuore della città dotato di ogni comfort che una giovane donna ancora single potesse apprezzare – mi stava aspettando ed era solo questione di regolarizare il contratto.
Ma la vita, come dicevo, aveva programmi diversi e così, nel giro di pochi giorni, ho visto i miei progetti e le aspettative con cui li avevo caricati, dissolversi beffardamente davanti ai miei occhi.
Risultato?
Un anno di crisi – alla faccia del non-attaccamento – e tentativi continui di sgattaiolare fuori da quella che, per tanti, ormai troppi, anni, è stata la mia unica, vera, casa.
Ho imparato a mie spese cosa significhi tirare le cose per le lunghe e le continue tensioni dentro e fuori di me quando si affronta l’argomento, mi fanno riflettere sull’importanza del lasciare andare e sulla difficoltà che si incontra nel passare da un amore possessivo ad un voler bene e volersi bene che sia libero e rispettoso di sè e dell’altro in quanto persona.
In effetti, credevo di averlo imparato.
Mi sembrava di aver già amato qualcuno, tanto tempo fa, in modo così profondo e sincero da aver messo l’amore davanti al desiderio del mio ego.
Credevo di aver appreso questa lezione, ma, evidentemente, ogni volta è un pò come ricominciare da capo e scoprirsi principianti.
Gli amici, le meditazioni e i compagni del Gioco dell’Eroe mi stanno pazientemente accompagnando nel percorso di transizione da quella che è la mia famiglia di origine alla mia “meditation family” e nel tragitto – costellato di momenti di grande dolore ed altri di pura gioia, di novità, esperienze inattese e interminabili passeggiate per schiarire la mente e riconnettermi con la natura – mi accorgo di quanto forte sia l’attaccamento alla mia storia, alla mia casa, alla mia identità, ma anche di quanto, in realtà, fare sia molto più semplice di quanto la mente si prefigura.
E di quanto, ogni volta in cui sciogli una paura ed esci dalla zona di comfort, l’esperienza ti ripaghi aprendoti nuovi orizzonti e facendo scorrere a fiumi la creatività e, con essa, l’abbondanza e l’amore.
Ecco perchè sembra al tempo stesso meraviglioso e paradossale ospitare i compagni del Circolo Magico per il prossimo ritrovo mensile: perchè so che la gioia dell’accogliere persone che stanno diventando tanto importanti per me, si accompagna alla consapevolezza che meditare sulle ombre e sulla morte muoverà le acque in un ambiente che teme i cambiamenti e cerca di perpetuare più a lungo possibile un equilibrio che rasenta la stagnazione, il conflitto e il ripiegamento su se stessi.
Cari compagni di Viaggio, vi aspetto, allora, per due intense giornate meditative e per risvegliare il calore e la sensazione di ben-essere che mi ha permesso, negli anni, di costruire dentro di me la forza del sentirsi connessi con le proprie radici e la libertà di spostarsi sapendo che, ovunque andrai, quella forza ti seguirà.
Il primo appuntamento è per domenica 9 aprile alle 09:30 con il Circolo del GdE3 e il secondo appuntamento è per sabato 22 aprile alle 17:00 per il Circolo del GdE5.
Con affetto, gratitudine e riconoscenza,
Valeria