Cacciatori di nuvole: sull’accogliere e il lasciare andare

“Dopo aver fatto il cielo, Dio creò le piante e gli animali, guardando le nuvole”.
(Igor Yuganov)

 

I don’t want you to desappear“.

Questa volta sono io che, al momento dei slauti, mi lascio andare e gli chiedo di continuare a far parte della mia vita.

Come nuvole nel cielo, che improvvisamente scompaiono dopo aver assunto le forme più stravaganti, ho spesso vissuto, negli ultimi anni, l’esperienza del non attaccamento, del vivere pienamente il presente senza bisogno di pensare come sarebbe stato avere ognuna delle persone che sono entrate in modo inaspettato nella mia vita, quale presenza stabile.

Ringraziandole per la profondità delle esperienze e delle condivisioni, per ciò che mi hanno insegnato, per i lati del carattere che hanno fatto emergere, per la delicatezza con cui si sono avvicinate alla parte più intima di me, ho sistematicamente accettato di vederle partire o di partire io stessa senza lasciare tracce.

Eppure, tali tracce erano e sono ancora ben visibili: i viaggi che ho programmato, l’impegno e l‘entusiasmo per il lavoro, le nuove idee sulla direzione da dare alla mia vita sono – anche  -frutto dell‘incontro con mondi nuovi, con uomini e donne che hanno condiviso esperienze passate e prospettive sul futuro con apertura, curiosità, delicatezza.

Ed ora, che un altro capitolo sembra chiudersi, prevale il desiderio di dare continuità a tutto questo.

Non so se dipenda dalla persona o dalla mia nuova attidutdine, se sia merito dell’energia positiva e contagiosa che ha portato nei pochi giorni trascorsi insieme o semplicemente sia il naturale comportamento che due persone che stanno bene insieme adottano.

Non ho risposte a queste domande e, forse, è più funzionale lasciare che la voce dell’interiorità parli al posto di una mente che si stupisce per l’inesorabile evoluzione e cambiamento di idee, desideri, prospettive sul mondo.

Aprirsi all’altro, darsi in modo incondizionato è, in fondo, anche questo: essere pronti a lasciare che l’incontro diventi trasformativo.

Come in una consulenza filosofica, dunque, l’incontro con il mio giovane amico ha aperto il cuore e indotto un cambiamento.

E, se nelle pratiche il punto di partenza è la domanda che scaturisce dall’esperienza, in questo caso è l’esperienza stessa a fornire un’indicazione su come procedere.

Ringrazio, dunque, per questi continui stimoli alla crescita, al miglioramento, alla comprensione di ciò che sono e mi auguro che, qualunque piega prenderanno gli eventi, io possa conservare quest’attitudine di fiducia, apertura e amore per ciò che la vita ci offre.

Con affetto e gratitudine,

Valeria

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