E poi la vita ti scompiglia.
Come un alito di vento che fa scivolare i capelli sul viso, come una giravolta che ti riporta in equilibrio su te stessa, come una presa sottile che ti guida e ti conduce…
Così, in un pomeriggio di fine estate, riscopro le meraviglie della “mia” Bergamo.
Le vie del centro, le mostre d’arte, gli scorci inediti di Città Alta e gli sguardi dei turisti che, ancora numerosi, si fanno strada tra i vicoletti in cerca dei sapori tipici della tradizione.
Bergamo, in questo pomeriggio d’estate, offre la migliore immagine di sè.
I raggi di un sole ancora caldo ci avvolgono mentre, come bambini, ci rincorriamo su e già da un’altalena, la passeggiata tra le aule dell’università ci riportano ad un tempo lontano che mi fa sperare di poter tornare presto sui banchi di scuola e le note degli artisti di strada ci connettono a qualcosa di più vasto del nostro corpo mentre i colori del tramonto ci ricordano che si sta facendo tardi e che, a casa, ci attendono per cena.
Tra una tappa e l’altra, la fotografia.
Scatto e cerco di cogliere i frammenti di un pomeriggio sospeso tra vacanza e lavoro, tra aria di casa e sensazione di sentirsi stranieri in una città della quale, mi accorgo, conosco ancora così poco.
Nel viaggio in funicolare, i miei ospiti si godono l’atmosfera del momento della giornata che preferisco, quello in cui le luci del giorno lasciano spazio ai colori e ai ritmi della sera.
In silenzio, forse un pò provati dalla camminata, li osservo incantati dal panorama e mi accorgo di quale privilegio sia poter guardare qualcosa di tanto noto con occhi sempre nuovi.
Dopo Napoli, Caserta, dopo Pechino e la Cina, dopo tanti stimoli di mondi “altri” questo ritorno a casa sa finalmente di stabilità.
Mi godo la sensazione nel caldo abbraccio di una felpa troppo grande e mi chiedo dove, stavolta, la vita avrà voglia di portarmi.
Con affetto, gratitudine ed un tocco di orgoglio bergamasco,
Valeria