“Gli uomini in stato di veglia hanno un solo mondo che è loro comune. Nel sonno, ognuno ritorna a un suo proprio mondo particolare”.
(Eraclito)
Esco dal laboratorio di questa mattina con un senso di grande soddisfazione: quella di oggi è una di quelle sessioni che sembrano prese direttamente dal manuale.
Iniziamo il nostro incontro con il classico rituale della campana, che ci ricorda che questo momento è speciale: è un’occasione per dialogare con noi stessi e con gli altri in uno spazio protetto, nel quale possiamo confrontarci su un terreno comune, quello della ragione.
Dopo un breve riepilogo del lavoro fatto la scorsa volta e dopo aver opportunamente ricordato che i semafori posti al centro del nostro cerchio, quelli che ho appena estratto dalla “valigia della filosofia“, ci aiuteranno a ricordare le regole base del laboratorio, iniziamo l’attività vera e propria con la visione di un filmato che, in modo delicato e coinvolgente, ci introduce ad un tema delicato, quello della morte.
I bambini hanno già qualche sessione alle spalle ed hanno ormai capito che l’indagine filosofica si estende ad ogni ambito dell’esistenza, per questo accolgono senza difficoltà nè pregiudizi il tema odierno.
Al contrario, sembrano curiosi di scoprire come sia possibile che la mamma della protagonista sia dapprima sprofondata nel mondo dei morti per poi tornare ad assumere sembianze umane.
E la loro ipotesi è che l’affetto che mamma e figlia provano l’una per l’altra abbia permesso questa magia.
Il nostro dialogo si sposta poi sulla differenza tra ciò che è reale e ciò che è immaginato, sognato o inventato. E anche qui gli spunti di riflessione non mancano: possibile che nei sogni il tempo sembri passare tanto diversamente rispetto a quando siamo svegli?
O, ancora, come possiamo essere sicuri che quello che stiamo vivendo ora sia reale e non sia solo un sogno?
E se tutto concordano sul fatto che nella realtà tutto sia “vero”, risulta tuttavia più difficile stabilire con esattezza cosa significhi il termine verità e in che senso possiamo affermare che il pennarello che tengo in mano sia vero nello stesso modo in cui è vero che 2+2 fa 4.
Fondamentale, per operare questa distinzione, il ricorso all’esperienza, al corpo e ai 5 sensi!
Il laboratorio sta per concludersi: la nostra ora e mezza è trascorsa troppo velocemente e le soprese ancora non sono finite: come si legge nei testi di Lipman – ideatore della Philosphy For Children, ad un certo punto la comunità di ricerca si rende autonoma e il facilitatore – io, in questo caso – è chiamato a fare un passo indietro, a scomparire per lasciare che il processo si faccia da sè.
E così il piccolo Riccardo prende la parola e candidamente chiede: “Ma allora, da dove vengono i sogni?”.
Con questa domanda e con un compito che assegno loro per la settimana, ci salutiamo: ancora tre rintocchi della campana e saremo pronti a reimmergerci nella realtà.
O, almeno, in quella che i più chiamano tale.
Con grande gioia e profonda gratitudine per poter accompagnare i più piccoli alla scoperta delle meraviglie del pensiero,
Valeria
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