Al cuore di chi cura: il metodo wholeness per il benessere organizzativo

“La salute si basa sulla felicità: dall’abbracciarsi e fare il pagliaccio al trovare la gioia nella famiglia e negli amici, la soddisfazione nel lavoro e l’estasi nella natura delle arti”.
(Patch Adams)

 

Più di 8 sedi per un totale di 11 giornate formative e oltre 300 persone coinvolte.

Questi i numeri del progetto formativo legato al metodo wholeness e al benessere aziendale condotto presso l’ATS di Milano.

Tra i partecipanti: medici, amministrativi, tecnici di laboratorio, ciascuno con un’esigenza, quella di vivere al meglio la vita lavorativa con il suo carico di stress, impegni, scadenze, difficoltà strutturali.

Obiettivo, arrivare, al temine del percorso con una “cassetta degli attrezzi” fornita di tanti strumenti per ritornare al qui ed ora e ripristinare una condizione di centratura e benessere anche nei momenti di maggiore tensione.

Tra le attività proposte, pratiche di meditazione (dalla più classica attenzione al respiro alle visualizzazioni guidate) ed esercizi filosofici volti a facilitare l’auto-esplorazione, la riflessione e il confronto con i colleghi.

Importante, quindi, il momento dedicato alla strutturazione della Comunità di Ricerca, perché proprio grazie e attraverso lo sviluppo del pensiero critico, creativo e caring è possibile facilitare lo scambio di informazioni e garantire un clima ottimale che favorisca l’individuazione di strategie operative e soluzioni organizzative.

Ancora una volta, allora, la filosofia, intesa come esercizio del pensiero, ma anche come opportunità di riflessione condivisa, esce dalle aule universitarie e dalle biblioteche per tornare a parlare all’uomo e dell’uomo che vive nel mondo e che si confronta quotidianamente con problemi, domande, dubbi, desideri e aspirazioni.

Non stupisce dunque che proprio la saggezza – quella che Aristotele chiama phronesis – sia la virtù che maggiormente viene evocata e che permette di calare norme, indicazioni e conoscenze nel contesto operativo, al fine di rendere il sapere stesso criterio e strumento di un’azione che nobiliti l’uomo e che contribuisca a cambiare ciò che, nella realtà circostante, può ancora essere perfezionato.

Con entusiasmo e gratitudine per questa esperienza personale e professionale così arricchente e stimolante,

Valeria