“La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni”.
(Khalil Gibran)
Si dice che la meditazione sia un “fare ritorno a casa”, ma forse sarebbe più corretto dire che è un modo per imparare ad abitare il mondo sentendosi a casa ovunque ci si trovi.
Una delle difficoltà maggiori che si incontrano quando si pratica è l’insorgere delle sensazioni grossolane e sgradevoli. Ovvero, del dolore fisico.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare l’arrivo del dolore non è qualcosa di negativo, un ostacolo alla pratica.
Meditare, infatti, è imparare a stare con le cose così come sono, anche quando ciò che accde non ci piace.
Si tratta piuttosto di smettere di reagire e di iniziare a fare davvero esperienza del dolore, del prurito o di qualsiasi altra sensazione fisica che insorge, non per essere masochisti, ma perchè è soltanto attraversando questa fase che si può sperimentare che tutto passa, tutto si trasforma.
Perché è questa la vera natura delle cose: sorgere e passare, cambiare costantemente. E’ Aniccha, impermanenza.
E ciò vale anche per le sensazioni piacevoli: anch’esse, infatti, insorgono e poi svaniscono, inevitabilmente.
Inutile quindi l’avversione così come la bramosia. Anzi, dannose poiché ci rendono prigionieri delle reazioni abituali e degli automatismi.
Meditare diventa perciò una via per modificare i più radicati schemi mentali e per far sì che si attivi un cambiamento profondo e radicale della nostra visione del mondo e del nostro atteggiamento verso la vita.
Osservare il susseguirsi di sensazioni, a volte piacevoli, altre spiacevoli, ci insegna infatti che anche la vita è un’alternanza di eventi e, meno reagiamo, più restiamo equanimi, meno questi eventi ci destabilizzano.
Diventiamo dunque più forti, centrati, consapevoli che, qualunque cosa accada, sapremo attraversarla, viverla, esplorarla, osservarla, esattamente come quando siamo seduti ad occhi chiusi ad esplorare il nostro mondo interno.
E, infine, praticando a lungo, riconosciamo che non esiste alcuna distinzione tra interno ed esterno, che non esiste alcun mondo oggettivo, alcun evento che non sia prima sorto dentro di noi.
Con gratitudine e gioia,
Valeria