So, perchè ci sono passata

So quanto mangiare possa essere difficile, doloroso.

So come ci si sente quando sai che devi mangiare, quando vuoi mangiare, ma non riesci a farlo.

Conosco tutte le frasi che la mente pronuncia nel tentativo di convincerti a mangiare e tutte quelle con cui l’altra parte di te ti fa credere che ci sia qualcosa di sbagliato nel farlo.

So come ci si sente quando mangiare fa paura. E quanto sbagliate ci si possa sentire quando vedi gli altri che lo fanno con naturalezza.

So come ti senti quando hai paura di te, di ciò che potrà accadere, se mangi e se non mangi.

Qualunque sarà la tua scelta, ti senti sconfitto in partenza.

So che la tortura si ripete giorno dopo giorno e  mentre fuori la vita scorre, dentro di te si consuma la battaglia.

Cerchi di apparire normale, ma ti chiedi se sarai mai in grado di vivere la relazione col cibo come una persona normale.

Ti guardi attorno e ti senti prigioniera, isolata, chiusa nella tua bolla, lontana da chi siede a tavola con te.

Vorresti essere lì, vorresti essere con loro, ma la verità è che non riesci a sentire nemmeno una parola di ciò che dicono perchè la tua attenzione è sempre e costantemente rivolta verso il cibo, verso il senso di colpa, costantemente alla ricerca di quell’evento o di quella persona che hanno scatenato questa reazione.

Te lo chiedi mentre gli amici e i parenti continuano a festeggiare, godendosi il cibo e te lo chiedi quando senti quelle stesse persone dire con tranquillità che non vogliono il gelato perchè sono sazie.

Te lo chiedi e senti quella voce che vorrebbe gridare il proprio dolore, che vorrebbe dire: “Basta, fermatevi. Smettete d farmi del male. Guardate il mio dolore, sentitelo, vivetelo come lo vivo io. E ditemi come potete, voi, mangiare liberamente. E ditemi come ci riuscite voi a dire basta. Ho bisogno di saperlo, ho bisogno di riuscirci anch’io“. Ecco cosa vorresti gridare.

Fa male, quella voce. Fa male quel dolore, fa ancora più male perchè pensavi che tutto questo te lo fossi lasciato alle spalle. Fa male perchè pensi che non ci sia una fine.

Fa male e fa rabbia perchè, guardando la tu vita, ti chiedi come mai il tuo “io” reagisca come se stesse subendo una situazione, quando ogni parte di te si sente come se quello fosse il periodo più bello della sua vita.

Fa male e fa rabbia sentire tutto l’amore che gli altri nutrono verso di te e sentirti come se il tuo modo di mangiare fosse un tradimento nei loro confronti.

Fa male e fa rabbia sapere che gli altri ti amano, ti stimano e ti apprezzano e tu percepisci te stessa esattamente all’opposto.

Fa male e fa rabbia sapere che una parte di te vorrebbe spingere via ogni persona che ti ama ed ogni occasione per lasciarti amare.

Fa male e fa paura tanto l’ipotesi che tu ci riesca quanto quella che, per quanto ti ostini, non potrai impedire agli altri d volerti bene.

Quella voce, quella sensazione che ti fa credere che qualcosa dentro di te si sia spezzato per sempre, io la conosco bene. E’ un passato che torna nel presente ed è una sfida, questa, che a volte temo di non saper affrontare, l’unico vero fronte sul quale mi sento ancora oggi vulnerabile e impotente. 

Metterla a tacere non è la mia strada.

Quando arriva, le permetto di uscire e di comunicare attraverso le lacrime.

I FiL Food è anche questo: è la certezza che questo possa cambiare.

E’ la fiducia totale e incondizionata nel processo, pur con la consapevolezza che non esisterà mai una “fine” e che la trasformazione è un processo che va coltivato giorno dopo giorno con impegno e con la ferma volontà di riuscire a vivere.

I FiL Food è il modo in cui la mia anima mi sta insegnando che le cose possono davvero cambiare e che esiste una via di uscita.

I FiL Food è una strada. E’ la mia strada e se vuoi condividerla, scrivimi, chiamami o partecipa ai corsi e agli eventi di mindful eating.

Con affetto,

Valeria