“Il silenzio non fa domande, ma può darci una risposta a tutto”.
(Ernst Ferstl)
Domani sono 21.
21 giorni che non vedo le persone che conosco e a cui voglio bene.
E dopo tre settimane, anche il modo in cui la cassiera ti saluta fa la differenza.
Tre settimane in cui cerchi di essere forte, di trovare dentro e fuori di te le risorse per stare bene, per affrontare l’emergenza, per sostenere te stessa e le persone a cui tieni e che sai essere fragili esattamente come lo sei tu.
21 giorni in cui coltivi il silenzio, in cui apprezzi e ringrazi per essere in una casa che finalmente stai iniziando a sentire tua e in una città, Torino, che, tutto sommato, è più sicura di quella da cui provieni.
21 giorni a cui cercare di dare un senso e da far fruttare, così che, quando tutto finirà, potrai ripensare con orgoglio e soddisfazione a quanto hai fatto e, soprattutto, alla persona che hai dimostrato di essere.
Ma 21 giorni sono tanti.
E la mancanza di un abbraccio, di una tisana calda bevuta in compagnia, la mancanza di qualcuno che dice qualcosa che non ti aspetti – una frase che la tua mente non saprebbe immaginare, qualcuno che ti fa vedere le cose da un’angolazione diversa – qualcuno che rende viva la serata, tutto questo si fa sentire.
E allora, alla soglia di questo 21esimo giorno, che sembra più vicino alla metà che alla fine del tunnel, è forse giusto prendersi il tempo di piangere.
Di far uscire le lacrime per le scelte sbagliate, la rabbia per tutte le cose che non sono andate come avrei voluto, per le storie finite chissà perchè, per la sensazione di aver incontrato uomini in grado di amarmi, ma comunque sempre preccupati di correggere ciò che pensavano non andasse in me.
E’ il momento di fare i conti con il senso di fallimento, con la paura di non riusicre a modificare il tiro quando vedi che la direzione è quella sbagliata ma non sai immaginare un modo diverso di procedere.
E’ il momento di riconoscere l’impotenza e di chiederti come è successo e quando hai iniziato a credere di dover contare solo sue tue forze.
Quando, insomma, hai smesso di avere fiducia.
Questa vigilia del 21esimo giorno è una soglia, un momento di passaggio.
E’ il giorno in cui fare i conti con ciò che la frenesia quotidiana ti permette di evitare ma che è giusto osservare.
E’ l’accettazione di tutto ciò che siamo e la consapevolezza che, solo riconoscendolo, sarà possibile superarlo e lasciare che la vita si occupi di dare alla tua esistenza una direzione diversa.
Perchè, anche nel momento in cui ti senti attraversato dalla “buia notte dell’anima“, nel profondo, riconosci che è proprio lì che si deve cercare la luce.
Con affetto e gentilezza,
Valeria