Formazione docenti: la Philosophy for Children e i dialoghi filosofici

“La nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare”.
(Milan Kundera)

 

La nostalgia è uno stato d’animo stimolato da una sensazione e/o da un’esperienza vissuta che fa nascere il ricordo di qualcuno o qualcosa che riteniamo unico e con cui non possiamo relazionarci in questo momento”.

Quella che parrebbe una definizione tratta dal dizionario è invece la sintesi del dialogo filosofico al corso di formazione in Philosophy for Children con i Docenti della provincia bergamasca.

Nella sessione pomeridiana siamo partiti da una domanda che andava “oltre il testo”, ossia scaturita dallo stimolo proposto, ma anche in grado di trascenderlo, per confrontarci sul tema della nostalgia.

Punto di partenza per arrivare ad una definizione co-costruita e condivisa, è stata l’esperienza personale, ovvero, il racconto di un episodio che mettesse a fuoco un aspetto specifico di questo stato d’animo.

E’ così emersa l’importanza della componente affettiva, ma anche una riflessione sull’operazione che la mente compie quando seleziona i ricordi, permettendo a ciò che di bello, suggestivo, piacevole si associa all’esperienza, di affiorare proprio nel momento in cui ci sentiamo più fragili o mancanti.

Mancanza e selezione, dunque, come ingredienti da tenere in considerazione per riuscire a definire il concetto.

Non solo: anche la temporalità è fondamentale: la relazione tra il momento presente – quello in cui proviamo nostalgia – e il passato – ciò che vorremmo riavere o rivivere – sembra tuttavia meno scontata di quanto appare.

Grazie ad un esempio, quindi, rimettiamo in discussione un presupposto dato per implicito: quello che si possa provare nostalgia per ciò che non c’è più e non, come afferma la collega, per ciò che ancora non c’è.

Così, dopo aver accolto e analizzato l’esempio, ci chiediamo: se, in fondo, non esiste che il tempo presente, siamo davvero così certi che ci sia preclusa la possibilità di sentire la mancanza di ciò che verrà?

Il passaggio successivo consiste invece nel definire somiglianze e differenze tra cose e persone, ovvero, nello stabilire se e quali siano gli oggetti del sentimento.

E la risposta è che ciò che conta davvero, è l’esperienza che noi associamo ad un ricordo e il bagaglio emotivo che tale ricordo risveglia. Sembra dunque che la differenza tra provare nostalgia per cose o persone sia dovuta al complesso intreccio di emozioni e alla profondità della relazione tra noi e l’oggetto o la persona.

La fase finale della sessione prevede invece che ogni partecipante elabori, sulla base di quanto detto, la propria personale definizione di nostalgia che, inevitabilmente, sarà almeno un pò diversa, da quella che avavamo prima di riflettere insieme.

Ed è questo il bello di quando si fa spazio all’altro e si permette al pensiero e all’esperienza di chi dialoga con noi, di inserirsi nel nostro vissuto e modificarlo un pò.

Ultimo passaggio: cercare, durante la settimana, una canzone, un libro o un film che tratti il tema di cui ci siamo occupati oggi.

Cosa ne faremo, resta ancora un mistero: lo scoprirete, insieme agli insegnanti, la prossima settimana sulle pagine virtuali di questo giornale filosofico. Di seguito, invece, la mia scelta.

Vi invito, quindi, a inviarmi la vostra, personale, definizione di nostalgia per usarla come punto di partenza per una sessione filosofica individuale, anche on line.

Per fissare un incontro: Valeria