10 domande per un’idea: esercizio di pratica filosofica

“Vivi le domande ora. Forse poi, in qualche giorno lontano nel futuro, inizierai gradualmente, senza neppure accorgertene, a vivere a tuo modo nella risposta”.
(Rainer Maria Rilke)

 

Cari Amici,

avete presente quando andate in palestra e, nel cuore dell’allenamento, sentite il cuore battere a tal punto da chiedervi se arriverete a fine lezione?

Ecco, quando faccio pratica filosofica con Oscar Brenifier, mi sento più o meno così!

Da un lato c’è la voglia di buttarmi, di vivere fino in fondo l’esperienza e di apprendere il più possibile, dall’altro la certezza che lavorare con lui richiede fatica, perchè pensare è faticoso, qualche volta.

Sicuramente è impegnativo.

Confrontarsi su un terreno neutro, quello della ragione, richiede la capacità di mettere da parte l’emotività e il desiderio dell’ego di raccontarsi e di fare spazio alla ragione e alle tante abilità di pensiero che, attraverso gli stimoli filosofici vengono stimolate.

Il seguente espercizio è tratto proprio da un laboratorio condotto da Brenifier a Carpi lo scorso giungo: ve lo ripropongo, in parte riadattandolo.

 

PREMESSA:

Combattere contro il proprio carattere e il proprio modo di essere non è facile”.

Come trasformare una frase che potrebbe essere tratta da una qualunque conversazione quotidiana quanto da una seduta di psicanalisi, in un punto di partenza per il dialogo filosofico?

Con un pò di creatività, un pizzico di allenamento ed un esempio concreto che possa sciogliere dubbi e perplessità.

La pratica filosofica, individuale o di gruppo, si avvale di diversi metodi, ma ci sono due elementi imprescindibili: l’ascolto attivo e l’attività dialettica, il cui preuspposto è la capacità, da parte del consulente di porre domande o riflessioni che permettano al consultante di approfondire, problematizzare, concettualizzare, rivedere, esplicitare ed esercitare le varie forme di pensiero critico, creativo e caring, ossia relazionale.

Anche la frase con cui si apre l’articolo, dunque, può aiutarci ad allenare le abilità sopra elencate.

Come?

Semplice.

Rileggila più volte, sospendi il giudizio, ovvero, metti da parte ciò che pensi (non importa, in questo caso, che tu sia o meno d’accordo con il contenuto) e scrivi il maggior numero di domande che riesci ad elaborare (minimo 10).

Ecco alcuni esempi.

 

  • Chi dice che devi combattere?
  • Qual è il tuo modo di essere? Sapresti individuare l’aggettivo che meglio esprime il tuo modo di essere?
  • Hai un problema con le cose difficili?
  • E’ possibile combattere contro il proprio carattere?
  • Perché una persona dovrebbe combattere contro il proprio carattere?
  • Il carattere è qualcosa di statico e fisso?
  • Quali sono gli aspetti che contribuiscono a determinare il carattere di una persona?
  • Quali sono i fattori che determinano il carattere di una persona?
  • Il carattere ci appartiene dalla nascita oppure lo si costruisce col tempo?
  • Cosa significa avere un buon/brutto carattere?
  • Puoi farmi un esempio di un aspetto del tuo carattere che pensi di dover o voler combattere?
  • Perché credi di doverlo/volerlo combattere?
  • Quali vantaggi avresti nel combattere contro il tuo carattere?
  • Riesci a individuare altri modi per cambiare il carattere oltre a combattere?
  • Sai individuare un aspetto positivo del tuo carattere?

Bene, ora tocca a te!

 

LA PRATICA:

Scegli una frase di senso comune, magari una che ripeti frequentemente (tutti abbiamo le nostre fisse!) e fai la stessa cosa.

Dopo di che, mandami il tuo elenco e, se vorrai potrai fare un’esperienza di pratica filosofica sull’arte del domandare in modo assolutamente gratuito.

Vuoi saperne di più? Inviami il tuo esercizio via mail e riceverai tutte le indicazioni.

E se ami i giochi filosofici, leggi qui e divertiti con il dilemma dell’uomo del treno!

Con l’augurio di una buona pratica,

Valeria